Detrazioni fiscali, via la clausola. Niente taglio lineare al 18%. Dalla spending review i 488 milioni per la copertura
Un anno per il riordino. Per la razionalizzazione degli sconti il governo si prende un anno di tempo: il progetto sarà inserito nella delega fiscale. La spending review targata Cottarelli dovrà tassativamente essere operativa dal 2014 e non più a partire dal 2015. E dovrà garantire subito almeno 488,4 milioni per colmare il “vuoto” nel puzzle disegnato dalla legge di stabilità lasciato dalla decisione del governo di rinunciare (almeno per il momento) al taglio delle detrazioni Irpef, clausola di garanzia compresa. A sancire il necessario decollo della revisione della spesa già da quest’anno e ad aggiornare gli obiettivi minimi da centrare fino al 2018 e poi a regime con i tagli selettivi ai quali sta lavorando il commissario straordinario Carlo Cottarelli è il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri.
Rispetto ai target minimi fissati dalla “stabilità” in 600 milioni per il 2015 e 1.310 milioni per il 2016, l’asticella della spending review si dovrà ora posizionare a 1.372,8 milioni nel 2015, a 1.874,7 rispettivamente per il 2016 e per il 2017 e a 564,7 milioni a decorrere dal 2018 per garantire la copertura strutturale necessaria dopo il rinvio del taglio delle detrazioni Irpef. Il tutto al netto della dote aggiuntiva dai tagli selettivi di spesa collegata alla maxi-clausola di garanzia della “stabilità” che in assenza di una pari riduzione di spesa prevede aumenti fiscali (aliquote e detrazioni) per 3 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 miliardi nel 2017.
Per la razionalizzazione delle detrazioni Irpef oggi utilizzate nel limite del 19% (spese sanitarie, istruzione, interessi mutui prima casa, spese funebri o sportive per i ragazzi ecc.) il Governo si prende dunque un anno di tempo. La revisione arriverà con l’attuazione della delega fiscale ormai giunta alle battute conclusive per il via libera del Parlamento. Selezionare e tagliare le detrazioni in soli 10 giorni è stata ritenuta dall’Esecutivo un’impresa impossibile o quasi. E comunque è stato scelto di virare più su una riduzione di spesa che su un nuovo aumento delle tasse effettuato con il taglio delle detrazioni Irpef.
Sul tavolo le ipotesi di intervento erano quanto meno tre: il taglio selettivo sulla base delle singole voci di sconti fiscali oggi non più ritenuti fondamentali e comunque con un ridotto se non nullo impatto sul piano sociale. Strada difficilmente percorribile visto anche che il grosso delle detrazioni al 19% riguardano le spese sanitarie, mutui prima casa e sostegno ai disabili. La seconda via è indicata nella stessa legge di stabilità o meglio nella clausola di salvaguardia: nel caso in cui non si fosse riusciti a ridurre le detrazioni per 488,4 milioni entro il 31 gennaio prossimo, sarebbe scattato un taglio lineare dal 19 al 18% per il 2014 e dal 18 al 17% per il 2015.
La terza via prevedeva la possibilità di tagliare le detrazioni in base al reddito del contribuente. Un taglio progressivo che puntava a favorire le fasce più deboli. Ma anche in questo caso l’operazione di analisi richiede tempi più lunghi. Di qui la scelta di prendersi un anno di tempo, recuperare le risorse con i tagli di spesa e sciogliere il nodo detrazioni con la delega fiscale in arrivo. L’articolo 4 del Ddl, ora all’esame del Senato e che la Camera sarebbe pronta a ratificare nelle prossime settimane, prevede la stesura annuale di un rapporto sulle spese fiscali con la costituzione di una Commissione indipendente composta al massimo da 15 esperti e di cui dovranno far parte anche i rappresentanti delle associazioni delle famiglie, come indicato in questi giorni dal Senato.
Con i decreti delegati che il Governo adotterà per attuare la delega sarà possibile ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali ingiustificate o superate, ferme restando determinate priorità sociali.
Il Sole 24 Ore – 26 gennaio 2014