Il Governo taglia di circa due punti le stime di crescita per l’intero periodo 2011-2014, ma mantiene fermo il percorso di riduzione del deficit che nel 2013 dovrebbe prevedere il sostanziale pareggio di bilancio. Per l’anno successivo è atteso un leggero avanzo, con la pressione fiscale che nel 2013 raggiungerà il livello record del 43,9 per cento.
Nel giorno in cui le borse europee finiscono nuovamente nell’occhio del ciclone e lo spread tra Btp e Bund vola oltre la soglia psicologica dei 400 punti base, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvata dal Consiglio dei ministri, pur registrando la brusca frenata dell’economia nazionale, mantiene sostanzialmente invariati i saldi di finanza pubblica. Per l’anno in corso il Pil passa da un +1,1% al più contenuto 0,7%, ma il Governo stima che il peggioramento del ciclo non altererà l’obiettivo di deficit che resta fissato al 3,9% del Pil.
Evidentemente si fa affidamento oltre che sul taglio di 2,8 miliardi, disposto dalla doppia manovra correttiva di luglio e agosto, anche su parte degli incassi dell’asta sulle frequenze tv, peraltro già anticipati con il bilancio di assestamento con tagli al Fas. Nel totale – lo conferma il documento del governo – la correzione totale a regime (2014) è di ben 59,8 miliardi.
Ma il problema non riguarda tanto l’anno in corso, quanto il biennio successivo. Con il rafforzamento del decreto di Ferragosto, la correzione totale è salita a ben 54,3 miliardi. Il nuovo quadro previsionale del Def fissa la crescita 2012 allo 0,6%, contro l’1,3% stimato in aprile, mentre per il 2013 si passa dall’1,5% allo 0,9 per cento. Tenuto conto di tali previsioni macroeconomiche aggiornate – si legge nel documento – la manovra complessiva «è comunque coerente con il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013». Dunque, nonostante la minore crescita e gli effetti potenzialmente depressivi della manovra, nulla muta per il deficit che nel 2012 si attesterà all’1,6%, per scendere allo 0,1% nel 2013 e registrare l’anno successivo un +0,2 per cento.
Sono almeno tre gli elementi che hanno indotto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a confermare gli obiettivi di deficit escludendo con questo, almeno per ora, il ricorso a una nuova manovra correttiva: la certezza delle maggiori entrate connesse all’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva (4,2 miliardi l’anno per l’intero triennio); la riduzione dei «regimi di favore fiscali e assistenziali» per 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013, 20 miliardi nel 2014 («al momento non attribuite nel conto in attesa di una puntuale definizione delle riduzioni per effetto della clausola di salvaguardia»).
Infine, l’avanzo primario (il saldo di bilancio al netto degli interessi) che è previsto in crescita dallo 0,9% del Pil di quest’anno al 3,7% del 2012, fino al 5,7% del 2014.
Il Governo punta nel medio periodo su «meccanismi di tipo non keynesiano» a supporto della crescita, che propizieranno «un miglioramento delle aspettative degli agenti economici». Al riguardo, sono in arrivo provvedimenti «su infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni, interventi in favore del Sud». Il tutto in presenza di un’inflazione pari al 2,6% nell’anno in corso (in discesa all’1,8% nel biennio successivo), di un tasso di disoccupazione tra l’8,2% e l’8%, e una pressione fiscale al 43,9% del Pil.
Ilsole24ore.com – 23 settembre 2011