L’Ulss 21 di Legnago e i suoi dipendenti superano l’esame dei Nas, nucleo anti sofisticazioni, sulle presenze durante l’orario di lavoro. Si è infatti conclusa con esito favorevole l’ispezione condotta mercoledì mattina dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità di Padova nelle strutture dell’Azienda sanitaria di via Gianella.
I militari, nell’ambito di una serie di verifiche condotte anche in altre strutture del Veneto, hanno infatti fatto tappa nella capitale della Bassa. I Nas hanno quindi verificato l’effettiva presenza in vari uffici e reparti del polo sanitario legnaghese dei dipendenti di turno. Durante il controllo, che è durato un paio d’ore, i carabinieri hanno visitato sia l’area amministrativa che alcuni settori ospedalieri, come il laboratorio analisi, consultando i registri delle presenze. Nelle operazioni di controllo i Nas sono stati assistiti da Gabriele Gatti e Mauro Bertassello, rispettivamente direttore amministrativo e sanitario dell’Azienda sanitaria della Bassa. La visita a sorpresa ha riguardato anche l’ospedale «San Biagio» di Bovolone, dove non sono state riscontrate anomalie. «Siamo soddisfatti dell’esito di questa verifica», evidenzia Pietro Girardi, commissario dell’Ulss 21, «poiché i Nas hanno dimostrato regolarità dell’operato dell’Azienda sanitaria legnaghese e del suo personale». Anche i sindacati hanno espresso la loro soddisfazione per l’esito dei controlli. «È giusto che attività di questo tipo vengano effettuate», rimarca Sante Olivato, delle Rappresentanze sindacali unitarie dell’Ulss 21, «poiché il personale della nostra azienda sanitaria non ha da temere alcun controllo. Riteniamo che un certo lassismo nei controlli non torni a vantaggio di nessuno». Poi aggiunge: «Allo stesso tempo, chiediamo che venga rivolta altrettanta attenzione ai rapporti di lavoro dei 1.700 dipendenti che fanno dell’Ulss 21 la più importante realtà aziendale della Bassa. Difatti, pressoché tutte le categorie interne di dipendenti, dai medici agli assistenti, attendono da sette anni il rinnovo del contratto. Inoltre le indennità notturne sono ferme dal 1995, penalizzando soprattutto gli infermieri e gli operatori socio sanitari». ·
L’Arena – 20 febbraio 2016