Ultima settimana di agonia per i dipendenti delle Province. Questa almeno è la prognosi dell’Osservatorio regionale per l’attuazione della riforma Delrio, che ieri si è riunito a Venezia, concludendo la seduta con il proposito di ritrovarsi martedì prossimo per la stretta finale.
A quella convocazione enti locali e parti sociali contano infatti di arrivare con due documenti in mano: da un lato il decreto nazionale e dall’altro un protocollo locale, che incrociandosi dovrebbero ridurre gli esuberi in Veneto da una previsione di 1.356 ad un massimo di 500, da redistribuire fra Regione e Comuni.
In estrema sintesi, la riforma prevede che il personale rimasto in capo ai nuovi enti di secondo livello venga tagliato con diversi colpi di forbice: un primo favorendo i pensionamenti secondo la legge vigente, un secondo accordando la quiescenza (per un numero ristretto di casi) con i criteri pre-Fornero, un terzo spostando gli addetti dei centri per l’impiego sotto l’ombrello della futura agenzia nazionale, un quarto trasferendo gli agenti delle polizie provinciali nell’ambito forestale. «In particolare per queste due ultime linee – spiega Roberto Ciambetti, assessore regionale agli Enti Locali – attendiamo il decreto che il governo dovrebbe emanare fra giovedì e venerdì. Se sarà davvero così, dovrebbe restare meno di mezzo migliaio di lavoratori, da ricollocare fra la Regione e i Comuni in base al nostro protocollo, con l’obiettivo di evitare del tutto il ricorso agli ammortizzatori sociali».
La migrazione è già cominciata. «Ad esempio da noi – riferisce Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, oltre che dell’Unione delle Province del Veneto – abbiamo accordato la mobilità verso i municipi per una quindicina di dipendenti». Proprio il modello trevigiano è stato portato ad esempio dai sindacati, nell’auspicare che venga esteso al resto del territorio regionale. «Invece a Rovigo e soprattutto a Verona – afferma Marj Pallaro, segretaria generale della Cisl Fp – registriamo dei tentativi di muoversi in ordine sparso che non possiamo accettare. Sappiamo che i dipendenti veronesi sono stati ricevuti in prefettura, nell’ambito dello stato di agitazione che sono stati costretti a proclamare, di fronte al tentativo della Provincia di decidere per conto proprio chi va considerato in esubero e dove deve andare. Non vorremmo dover arrivare ad indire uno sciopero». La scorsa settimana il presidente scaligero Antonio Pastorello aveva però rimarcato l’esito favorevole dell’iscrizione volontaria alle liste di mobilità, funzionale a garantire il risparmio di 530 mila euro.
Il Corriere del Veneto – 13 maggio 2015