Dipendenti pubblici, dirigenti licenziabili e carriere legate ai risultati. Rimane la possibilità di reclutare “esterni”
di Andrea Bassi. ?Nella pubblica amministrazione i dirigenti a vita non esisteranno più. I prossimi «mandarini» che saranno assunti avranno contratti a termine, come accade nel settore privato. Ma anche quelli che già sono nei ranghi della pubblica amministrazione potranno essere messi alla porta.
La riforma che il governo Renzi ha in mente prevede «la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un termine». La figura del dirigenti «a disposizione», insomma, dovrebbe presto sparire. Non è l’unica novità contenuta nella lettera inviata ai dipendenti statali dal governo e che anticipa i titoli della riforma della pubblica amministrazione. Ci sarà, come ampiamente annunciato, un ruolo unico della dirigenza da dove andranno a pescare sia lo Stato centrale che le autonomie locali. Questo comporterà, come conseguenza, anche la scomparsa dell’albo dei segretari comunali. Il ruolo unico significherà, ovviamente, anche il superamento della divisione in fasce (prima e seconda) dei dirigenti con ripercussioni anche sugli stipendi.
LA POLITICA RETRIBUTIVA
Ed in effeti ad essere riformata sarà anche la politica retributiva dei dirigenti. Confermato il tetto massimo di 240 mila euro allo stipendio dei vertici della pubblica amministrazione, questo sarà reso più stringente applicandolo a tutti i compensi, di qualsiasi natura, che un singolo soggetto riceve dallo Stato. Non sarà possibile superarlo nemmeno cumulando lo stipendio con redditi da pensione. La carriera, e quindi anche la retribuzione, saranno legate ai risultati raggiunti. La progressione, dunque, sarà legata maggiormente agli incarichi che i singoli dirigenti ricopriranno e ai risultati che otterranno. La valutazione di questi ultimi, che sarà fatta con criteri molto più stringenti di quelli attuali, avrà un peso determinante nella carriera degli alti burocrati. E anche sulle loro retribuzioni. I premi saranno legati ai risultati effettivamente ottenuti, con un occhio particolare ai risparmi di spesa e alle razionalizzazioni che i dirigenti saranno in grado di ottenere. Renzi e il ministro Madìa hanno anche confermato che una parte dei premi sarà legata all’andamento generale dell’economia.
GLI ESTERNI
Nonostante tutto ciò, una quota della dirigenza pubblica continuerà ad essere reclutata dall’esterno. Sono quelli che tecnicamente si chiamano «i comma 6». Renzi ha ammesso che in consiglio dei ministri si è lungamente discusso se confermare la possibilità di permettere, come previsto fino ad oggi, l’assunzione di un contingente fino al 10 per cento per la prima fascia e otto per cento per la seconda fascla, di estranei alla pubblica amministrazione. Alla fine si è deciso di lasciare per il momento le cose come stanno. In alternativa, ha spiegato il premier, si sarebbe dovuto introdurre un vero e proprio meccanismo di spoil system, con un cambiamento completo di tutti i dirigenti ad ogni cambio di governo. Anche sulla dirigenza per ottenere alcune risposte che mancano bisognerà attendere. A cominciare proprio dai nuovi meccanismi retributivi che attraverso i nuovi parametri sui risultati potrebbero comportare una riduzione dei compensi.
Il Messaggero – 1 maggio 2014