?Le parole d’ordine sono «ringiovanimento», sblocco «al massimo possibile» del turn over», entrate «mirate». Sebbene Matteo Renzi e il ministro Marianna Madìa abbiando bandito la parola esuberi, per permettere almeno in parte il ringiovanimento promesso, un certo numero di statali, quanti non è stato indicato, è destinato a lasciare i ranghi della pubblica amministrazione.
Alcuni meccanismi saranno decisamente soft, come l’abolizione dell’istituto del trattenimento in servizio, ossia la possibilità su domanda del lavoratore di continuare a prestare la sua opera per altri 24 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti pensionistici. Questo, insomma, non sarà più possibile. Secondo le stime fornite da Renzi e Madìa, in questo modo in un triennio si libereranno a costo zero almeno 10 mila posti, forse anche 14-15 mila. Non sarà però l’unica misura di snellimento dei ranghi. Ci sarà anche una campagna di prepensionamenti.
GLI SCIVOLI
Verranno recuperate, anche se non subito, le norme introdotte dal governo Monti e valide solo per gli enti locali, che permettono in caso di lavoratori in esubero di consentire l’uscita con le regole precedenti alla riforma Fornero, quindi con la vecchia «quota 97», quindi almeno 62 anni di età e 35 di contributi. Di questo passaggio, in realtà, non c’è traccia nella lettera inviata ai 3 milioni di dipendenti pubblici, ma la misura è stata citata dal ministro Madìa durante la conferenza stampa. Nella missiva, per la gestione degli esuberi, si parla dell’introduzione dell’esonero dal servizio, un meccanismo già ipotizzato nelle slides del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli e che prevede che il lavoratore sia lasciato a casa in attesa di maturare i requisiti pensionistici con uno stipendio ridotto al 50-60 per cento. La variante allo studio del governo metterebbe in conto l’ipotesi di far lavorare questi «esonerati» anche poche ore la settimana facendo svolgere funzioni di pubblica utilità. Sempre per gli esuberi, saranno previste delle norme per semplificare la mobilità, sia quella volontaria che quella obbligatoria. Sulla volontaria la Madìa ha ricordato il paradosso delle cancellerie dei tribunali, dove c’è bisogno di dipendenti, ma coloro che fanno domanda non riescono ad essere trasferiti per intoppi burocratici. C’è invece il tema più delicato della mobilità obbligatoria. Questa avverrà, è stato spiegato, a «parità di retribuzioni» ed entro distanze accettabili. Ma la vera novità, probabilmente, è la decisione di utilizzare anche un altro strumento per gestire i lavoratori in eccesso: quello del demansionamento. In questo caso sarà data una scelta, o finire in mobilità o accettare un impiego con mansioni inferiori a quelle esercitate in precedenza, magari passando da un ufficio ad un front line con gli utenti. C’è poi il capitolo turn over. La lettera prevede genericamente una «semplificazione» e una «maggiore flessibilità delle regole», ma «fermo restando il vincolo sulle risorse per tutte le amministrazioni». Il concetto dovrebbe essere quello di una sorta di «centrale unica delle assunzioni». Se, per fare un esempio, vanno in pensione uscieri nei comuni e con le quote liberate si assumono bidelli nelle scuole.
Il Messaggero – 1 maggio 2014