Repubblica. Ieri c’è stato un nuovo boom di casi, che hanno superato gli 80mila.
Quanto durerà l’ondata di Omicron 5?
In uno dei primi Paesi colpiti dalla sottovariante, il Portogallo, la curva è risalita e poi scesa in poco più di 2 mesi. In Italia la ripresa dei contagi è iniziata ai primi di giugno, quindi ci si aspetta che per la fine di luglio il numero di casi torni basso.
Ma c’è anche chi teme che l’infezione vada avanti più a lungo con numeri alti. «Stabilire quanto durerà non è facile, ma certo non è un’ondata che sarà fermata dal caldo e in estate continueremo ad avere tanti casi», dice Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società di malattie infettive.
Ci sono Paesi, come il Regno Unito, dove non ci sono segnali di una nuova ondata legata alla diffusione di Omicron 5, e altri, come la Germania, che sono praticamente nella stessa situazione dell’Italia.
Perchè Omicron 5 ha soppiantato le altre sottovarianti ed è riuscita a diffondersi così tanto malgrado il caldo?
La chiave sta nella grande contagiosità di Omicron 5. «Contro quella caratteristica non può fare molto l’estate, cioè il periodo caldo nel quale si vive di più all’aperto», chiarisce Fabrizio Pregliasco, epidemiologo di Milano: «Il virus Wuhan aveva un Rt di 2, la Delta di 7 e questa di 15-17, come morbillo e varicella». Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, fa notare come la grande contagiosità sia dimostrata anche dalla capacità di colpire chi è già stato contagiato. «Oggi abbiamo percentuali di reinfezioni all’8,4%, ricordo che nel periodo in cui circolava Delta eravamo al 2%».
Inoltre, dice sempre Locatelli «osserviamo un incremento virale per il venir meno delle misure di protezione».
La nuova forma del virus ha dei sintomi particolari che la caratterizzano rispetto a quelle che l’hanno preceduta?
Generalmente, spiegano gli esperti tra i quali i medici di famiglia, che si occupano della gran parte delle persone colpite, si presenta con un forte mal di gola, che con le altre sottovarianti di Omicron invece non era frequente. Inoltre molte persone hanno la febbre, anche superiore a 38.
Poi ci sono i dolori muscolari e articolari, oltre alla debolezza, cioè sintomi che invece sono tipici delle forme virali e anche delle molte varianti del Covid. È più raro che si presentino il mal di testa e anche la tosse mentre qualche paziente lamenta un forte raffreddore. Tra i sintomi più diffusi è scomparsa la perdita del gusto e dell’olfatto, che invece con altre varianti, come ad esempio la Delta, era un disturbo molto comune.
La malattia provocata da Omicron 5 generalmente è meno grave di quelle legate alle varianti che l’hanno preceduta. Come mai?
Il virus è cambiato e adesso tende a fermarsi sulle vie aeree superiori e a non scendere nei polmoni, come faceva con grande facilità quando circolavano le prime varianti.
Per questo motivo il numero di polmoniti si è ridotto e i casi sono in gran parte meno complessi. Resta il problema delle persone fragili, cioè di chi soffre di patologie croniche e degli anziani, che possono ancora sviluppare forme gravi.
Cosa devono fare i cittadini infettati. Esistono terapie farmacologiche efficaci per contrastare la nuova sottovariante?
Se c’è un tampone positivo va avvertito il medico di famiglia.
Come spiega sempre Massimo Andreoni, «per le persone con febbre e dolori il consiglio è di prendere antinfiammatori e antipiretici», cioè ibuprofene o simili e paracetamolo. Servono a contrastare i sintomi. «Non vanno presi invece il cortisone e gli antibiotici».
La strategia cambia se il positivo è un fragile o un anziano, perché si possono usare gli antivirali o gli anticorpi monoclonali. «Dopo il tampone positivo va avvertito il medico. Questi farmaci vanno dati entro cinque giorni, meglio se a un paio dalla diagnosi. A maggior ragione sono utili per le persone non vaccinate o vaccinate solo parzialmente».
Per quanto tempo restano positive le persone che vengono colpite dalla sottovariante responsabile dell’ondata?
«Sembra che l’infezione duri un po’ meno — dice Mauro Pistello di Pisa — Ci sono persone che diventano negative dopo 7 giorni. Con altre varianti, ma anche con Omicron 1 e 2 potevano volerci anche due settimane. Ovviamente bisogna tenere sempre presente che possono esserci le eccezioni.
Il coronavirus è cambiato e si avvicina a quelli che già conoscevamo prima che arrivasse da Wuhan il Sars-Cov2». La durata dell’infezione non è un particolare che interessa solo coloro che vengono colpiti e vogliono tornare a uscire. «Questa riduzione dei tempi — dice Pistello — fa pensare a un percorso verso l’endemizzazione. Cioè a una malattia che si ripresenta nel tempo, come fa l’influenza».
Ci sono tanti casi ma anche molte persone che si fanno il tampone a casa e non ufficializzano la positività.
Quante sono?
«I positivi sono almeno il triplo o il quadruplo di quelli ufficiali», dice ancora Pistello. Anche secondo Locatelli «c‘è una chiara sottostima del numero dei nuovi casi, molti non vengono riportati perché fanno tamponi a domicilio». Oltre ai tanti asintomatici, che ci sono sempre stati, tante persone decidono di non segnalare la malattia che gran parte dei casi non è grave, magari per non rispettare gli obblighi dell’isolamento. Chi invece ha bisogno, ad esempio per lavoro, di un test ufficiale si reca in farmacia, dal medico o alla Asl. Proprio perché a fare gli esami sono persone spesso già risultate positive a casa, la percentuale di quelli che rilevano il virus è altissima, in certe regioni al 30%.