Beniamino Bonardi, dal Fatto alimentare. Quale sarà la politica di Donald Trump sulla sicurezza e la salubrità alimentare non è ancora chiaro. Tuttavia ci sono una serie di fatti da considerare, che però non tratteggiano ancora una linea politica ben definita. A cominciare dall’amore per i fast food del nuovo Presidente Usa, apprezzati non solo per il gusto del cibo ma anche, come ha detto mesi fa alla CNN, perché un cattivo hamburger sarebbe sufficiente a mettere fuori mercato una qualsiasi catena. Essendo lui una persona che ama la pulizia, ritiene che gli standard adottati dalle catene del cibo veloce siano più affidabili di altri ristoranti, di cui non si conosce la provenienza del cibo.
Lo scorso settembre, durante la campagna elettorale, il team di Trump pubblicò una lista di regolamenti federali da abrogare, in cui la Food and Drug Administration (FDA) veniva definita una “polizia alimentare”, che “indica come il governo si aspetta che gli agricoltori producano frutta e verdura e detta anche il contenuto nutrizionale del cibo per cani”. Nel post si denunciava come le ispezioni degli impianti alimentari fossero notevolmente aumentate, con conseguenti nuove tasse da pagare per i controlli eccessivi, e poi si leggeva: “L’obiettivo di Trump (non solo con la sicurezza alimentare, ma tutte le leggi e regolamenti) è quello di rafforzare le regole che sono utili e ridurre le regole che danneggiano l’economia”. Il post fu rimosso poco dopo la sua pubblicazione e sostituito con un altro, che non menzionava la FDA.
In una nota del team di Donald Trump, la FDA veniva definita “polizia alimentare”
Le ispezioni alimentari, questa volta usate come arma di pressione nel commercio internazionale, sono al centro dell’audio di un filmato pubblicato il 27 febbraio dal sito Gizmodo, il giorno prima del via libera del Senato alla nomina di Wilbur Ross a Segretario al Commercio. L’audio riporta una conversazione telefonica in viva voce, fatta risalire al 13 dicembre, tra Trump, già eletto ma non ancora in carica, e Ross. Il Presidente eletto parla delle derrate alimentari americane respinte dal Giappone perché “non abbastanza pulite”. Ross dice che bisognerebbe far sapere ai giapponesi che gli Usa stanno per iniziare lo stesso gioco. Trump è d’accordo e Ross aggiunge che la cosa non deve apparire punitiva ma nell’interesse degli americani.
Dopo il suo insediamento, Trump ha disposto il congelamento dei dipendenti delle varie Agenzie e delle normative nuove o in sospeso. Tutte le Agenzie, inoltre, dovranno compilare una lista delle vecchie norme che possono essere abrogate. Infine, l’annunciato aumento di 54 miliardi di dollari delle spese militari sarà probabilmente compensato da tagli agli enti federali, come la FDA e la FSIS, l’Agenzia per la sicurezza alimentare e le ispezioni del Dipartimento dell’Agricoltura.
Il nuovo governo considera esagerato il costo dei controlli sulle aziende alimentari
Di fronte a questo quadro ancora poco chiaro, c’è chi si chiede se Trump non sia interessato alla sicurezza alimentare o se, semplicemente, non sia concentrato su questo tema. Sul suo blog, Bill Marler, un avvocato specializzato nella responsabilità di prodotto e nelle cause per intossicazione alimentare, propende per la seconda ipotesi, ritenendo che una volta che avrà chiaro il problema di fondo, da buon uomo d’affari, Trump valuterà come intervenire, tenendo presenti le cifre in ballo.
I dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) indicano che negli Usa le malattie di origine alimentare costano 16 miliardi di dollari l’anno in spese mediche, perdite di salario e morti. Le persone colpite sono 48 milioni, con 128 mila ricoveri in ospedale e 3 mila decessi. Secondo i calcoli del Pew Charitable, le perdite per l’industria e gli agricoltori sono stimabili ini 75 miliardi annui.
Secondo le stime della Grocery Manufacturers Association, il richiamo di un burro di arachidi contaminato da Salmonella avvenuto nel 2007 è costato alla compagnia produttrice 78 milioni di dollari, mentre il costo per l’insieme dei produttori di un analogo richiamo avvenuto nel 2009 è stato di un miliardo. Bill Marler osserva che, considerando che i focolai individuati sono decine e portano a centinaia di richiami, si vede chiaramente l’enorme onere che ciò comporta per i produttori e gli importatori del settore alimentare. Inoltre, gran parte di queste perdite non sono assicurabili e possono portare al fallimento e alla perdita di posti di lavoro.
Un singolo richiamo di burro di arachidi contaminato da Salmonella è costato all’azienda 78 milioni di dollari
Questi costi per la salute pubblica, i consumatori e l’industria alimentare devono essere evitati, scrive Maller, e il governo può essere un partner prezioso in un lavoro comune con l’industria e i consumatori, sia nelle ispezioni delle importazioni, dove negli ultimi anni si è registrato un lieve aumento delle contaminazioni, sia nel campo della sorveglianza delle malattie di origine alimentare, perché individuare velocemente i focolai e la loro fonte aiuta a prevenire l’epidemia successiva.
Insomma, il Presidente Trump potrebbe convincersi che spendere oggi farà risparmiare denaro e proteggerà la salute degli americani in futuro. Potrebbe quindi scegliere, anche solo per convenienza economica, di investire in sorveglianza, tecnologia, educazione e miglioramento dei regolamenti governativi, per combattere le malattie di origine alimentare. Un punto di partenza diverso di quello di Barack Obama e dell’ex-First Lady, fautrice di un’alimentazione sana, ma che potrebbe tradursi in un mantenimento e rafforzamento delle politiche di prevenzione e controllo in campo alimentare.
Il Fatto alimentare – 12 marzo 2015