Sono arrivati dalla pianura, sono scesi dai colli, sono arrivati dalla città e anche dal mare. A piedi, in macchina, con i bimbi nei passeggini o per mano, in spalla o nei portapacchi delle bici. Tutti con la maglietta bianca «We Love Parco dei Colli Euganei», con le bandiere delle varie anime dell’ambientalismo padovano e non, sorrisi e sole in faccia. Non c’era nemmeno una nuvola ieri pomeriggio sulle 1.500 persone che hanno preso parte ad una delle più grandi manifestazioni in difesa del Parco dei Colli Euganei, una passeggiata di pochi chilometri alle pendici dei monti, da Marendole a Ca’Barbaro (frazioni di Monselice) per dire ancora una volta che gli Euganei hanno un esercito di gente pronta a difenderli.
Gli ambientalisti, e una buona fetta di imprenditori agricoli e albergatori, considera il Parco «sotto attacco» da una parte della politica che punta a restringere, depotenziare, sminuire, svuotare un’area dalle grandi potenzialità. Esaurito lo spauracchio della legge Berlato, che per lasciar campo libero ai cacciatori di cinghiali restringeva le aree protette ai cocuzzoli dei monti, le mobilitazioni locali si oppongono con forza anche al disegno di legge 143 promosso dalla Giunta regionale. Se da un lato l’assessore all’Ambiente Corazzari che ha proposto il ddl tiene fermi i confini del parco, dall’altro il parco stesso verrebbe depotenziato delle sue competenze, demandate solo ai sindaci, silenziando così gli stakeholders, ovvero i portatori di interesse, cioè chi nel parco ha investito, chi punta al rispetto dei beni naturalistici, contenendo l’urbanizzazione, promuovendo uno sviluppo sostenibile. Nella sostanza il potere delle decisioni passerebbe tutto ai sindaci, il parco verrebbe parcellizzato, frantumato per rispondere ai troppi interessi politici, alle lottizzazioni, alle costruzioni. Secondo gli ambientalisti si perderebbe la visione d’insieme che mira alla difesa del verde e del turismo sostenibile. Per questo da mesi a questa parte la Bassa padovana lotta ogni giorno per mettere delle «bandierine» sui diritti di un Parco Colli che per vent’anni è stato dimenticato, abbandonato, mal gestito e poi commissariato. Ora la Regione vuol far funzionare le cose, ma il messaggio del territorio è che per far funzionare le cose è necessario partire dalla base.
La manifestazione di ieri doveva essere «la madre» di tutte le mobilitazioni e l’obiettivo è stato centrato. Non c’era solo «gente della Bassa» a mostrare il suo amore per il parco ieri: c’era la solidarietà dei veronesi della Lessinia, e c’era anche molta Padova, gli abitanti dell’Alta, delle Terme. Perché tanti hanno il loro «posto del cuore» nei colli. «Abito all’Arcella ma qui trovo la mia pace camminando sui sentieri ogni domenica» spiega Marco, insegnante. «Le scampagnate sul monte della Madonna a guardare le stelle cadenti in agosto sono legate alla mia infanzia e a quella di mia figlia» dice Luciana, di Limena. Ad organizzare la manifestazione l’immancabile (e instancabile) Francesco Miazzi, da anni anima dei movimenti che si sono battuti in difesa del Parco, contro le emissioni dei cementifici, contro l’urbanizzazione selvaggia di aree molto estese nel Monselicense, e che ora soffrono l’abbandono dovuto alla crisi industriale. «Siamo soddisfatti della partecipazione – ha detto ieri sera dopo una giornata iniziata all’alba a segnare percorsi e disegnare striscioni – la politica deve capire che il Parco Colli appartiene a chi lo vive, a chi lo rispetta e a chi lo vuole preservare». Un concetto espresso dalle centinaia di persone che sotto i colli, in località Ca’ Barbaro hanno formato una «cartolina umana» componendo con cartoncini rossi la forma di un cuore in fianco alla scritta «parco», ripresa dall’alto dalla scuola di volo aviosuperficie «Colli euganei» di Pozzonovo. Un’immagine che si aggiungerà alle tante che restano nella memoria di tutti gli «innamorati» del Parco dei Colli Euganei.
Il Corriere del Veneto – 12 marzo 2017