Maurizio Tropeano. Domani a Bruxelles all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri Agricoli Ue si cercherà di capire come prevenire che le criticità degli allevatori di suini diventino emergenza. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha dato incarico ai tecnici di valutare coperture e provvedimenti tecnici per inserire nella legge di stabilità l’aumento delle percentuali di compensazione Iva per le carni suine e bovine, in linea con quanto già stabilito per il latte fresco.
Che cosa sta succedendo? Le quotazioni dei suini vivi che nei primi undici mesi del 2015 hanno perso l’8%, secondo i dati della borsa di Modena, e quelle dei suinetti sono calate del 10. «In sessanta giorni abbiamo perso 22 centesimi: due mesi fa un chilo di animale a peso vivo ci veniva pagato 1,45 euro mentre oggi è 1,23. Se prima riuscivamo a pagarci i costi adesso siamo in piena emergenza», spiega Giorgio Apostoli, responsabile zootecnia di Coldiretti. «Una situazione drammatica – denuncia la Coldiretti – provocata dal fatto che nei primi otto mesi del 2015 il nostro paese ha importato il 25% in più di suinetti e il 6% di suini da macello rispetto allo stesso periodo del 2014». E secondo l’organizzazione agricola guidata da Roberto Moncalvo «la possibilità di spacciare come italiani prodotti stranieri per la mancanza dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta sta accelerando la situazione di crisi».
Secondo la Coldiretti dall’inizio della crisi nel 2008 dalle stalle sono scomparsi seicentomila maiali, sostituiti dalle importazioni di carni suine estere. La conseguenza? La chiusura forzata di circa il 10% delle stalle.
Gli stranieri
In Italia sono allevati meno di 8,7 milioni di maiali destinati per il 70 per cento alla produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall’Ue il riconoscimento di denominazione di origine (Dop/Igp). Nel corso degli anni, progressivamente, l’import di cosce estere da destinare a prosciutto crudo o cotto o speck è aumentato. Nel 2014 per Coldiretti sono state importate 62,3 milioni di cosce di maiali destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto o speck italiano. La produzione nazionale è di 23 milioni.
Squilibri di costi
Gli allevatori della Coldiretti mettono sotto accusa anche gli insostenibili squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola: per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi ben 46 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale, 24,5 al trasformatore industriale, 11,5 al macellatore e solo 18 euro all’allevatore. In Italia la produzione di salumi e carne di maiale, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi. Adesso, almeno secondo la Coldiretti «si mette a rischio il futuro di uno dei settori di punta della produzione agroalimentare nazionale dove trovano lavoro 105 mila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione».
La Stampa – 13 dicembre 2015