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È malaria, non ebola: rientra l’allarme nelle Marche. Una donna di 40 anni appena tornata dall’Africa ricoverata con i sintomi della febbre emorragica

Per la donna, 42 anni, attivato il protocollo d’isolamento ad Ancona I medici: ha la malaria ma servono altri test da Roma, oggi il responso

Non serve a nulla sapere che per il momento è solo un caso di malaria, che un eventuale rischio Ebola “è molto basso” come scrivono in un referto i medici del reparto infettivo dell’ospedale Torrette di Ancona. A divampare da ieri a Civitanova Marche, nel cuore del distretto calzaturiero del made in Italy, non è il virus dell’Ebola, ma la paura. Una paura che si è diffusa quando social media e tv hanno dato il via al tambureggiamento sul presunto caso di «contagio».

«Lei lo sa che c’è un palazzo dove tempo fa abitava questa donna che ora è in preda al panico? Il nostro centralino è invaso dalle telefonate… Per non parlare dei tanti residenti che sono increduli. L’Ebola incute terrore, nessuno sa davvero cosa sia necessario fare in questi momenti» racconta il primo cittadino Tommaso Corvatta mentre la sua segretaria prova a rispondere a tutti i telefoni che squillano contemporaneamente.

Di certo c’è che la paziente di origine nigeriana Lucy Efosa, 42 anni, da diversi anni residente nella zona – con un passato di droga e prostituzione e un arresto nel 2007 – ora è ricoverata in isolamento forzato all’ospedale di Ancona e il personale che la visita e la tiene sotto osservazione, come da procedura ministeriale, usa camici monouso, guanti, copriscarpe, mascherina ed occhiali. La donna è risultata positiva al test della malaria, malattia che per altro ha già avuto in passato.

Bisognerà attendere gli esami previsti per oggi sui alcuni campioni biologici inviati all’ospedale Spallanzani di Roma per avere un responso definitivo. Intanto, i centralini del municipio, del comando dei carabinieri, del commissariato di polizia sono presi d’assalto. Le volanti fanno la spola tra i punti del possibile «contagio»: la zona dell’Acquedotto, nella parte alta di Civitanova, dove alle tre e mezza dell’altra notte è stata ritrovata la donna in preda a febbre e forte emicrania, e quella dell’ex hotel Holiday di Porto Recanati, oggi palazzina rifugio di 400 famiglie extracomunitarie. Era qui che Lucy abitava da pochi mesi.

«Speriamo davvero che sia un falso allarme…», commenta il comandante dei carabinieri di Civitanova Enzo Marinelli «anche perché gestire un caso del genere specialmente in quella zona di Porto Recanati non sarebbe affatto semplice». E a scatenare la paura sono state le modalità del ricovero disposto dai volontari della Croce Verde che si sono presentati con la paziente al pronto soccorso cittadino annunciando il rischio del virus. Da lì la procedura è scattata quasi automaticamente con l’isolamento e il trasporto all’ospedale di Ancona. «Hanno seguito solo il nostro rigido protocollo» spiega Cesare Bartolucci, presidente dell’associazione di volontariato «la donna aveva sintomi molto chiari». Sono state due condizioni a far scattare la procedura: il rientro da un Paese dove è in corso l’epidemia al massimo da 21 giorni, e la donna era rientrata da 8 giorni da un viaggio in Nigeria, e i sintomi di una forte influenza.

Repubblica – 10 settembre 2014 

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