È scontro sui fondi Ue “Spesi male da sempre noi cambieremo modello”. Delrio: useremo ogni euro di Bruxelles
«Tutti i paesi inviano documenti e ricevono risposte critiche. Ma certo negli ultimi anni l’Italia ha speso i fondi europei peggio di quanto avrebbe potuto e per questo il nostro governo cercherà di cambiare modello ». Il premier Renzi, in visita ai cantieri milanesi dell’Expo, commenta così la lettera inviata un mese fa dalla Commissione Ue all’Italia, di cui Repubblica ha dato conto ieri.
Nel documento di 37 pagine e 249 osservazioni, fin qui inedito, le autorità di Bruxelles scrivono che l’accordo di partenariato sui fondi strutturali per il settennato 2014-2020 (41 miliardi e mezzo di risorse, doppiate dai cofinanziamenti nazionali), spedito dall’Italia il 22 aprile scorso, non contiene una strategia per molti degli ambiti fondamentali da finanziare con i soldi europei: dall’innovazione all’agenda digitale, dalla ricerca alla cultura, dall’istruzione alla produttività. E soprattutto difetta di sforzi per migliorare la «capacità istituzionale». Ovvero la Pubblica amministrazione, a livello nazionale e locale, è ancora troppo inefficiente per assicurare una buona resa all’impiego di questi fondi. Con il rischio di avere ancora «regimi di aiuto “generalisti” orizzontali», dunque incentivi a pioggia, che invece «andrebbero evitati».
«Da Palazzo Chigi si è cominciato a togliere alle Regioni fondi Ue che non spendono e a metterli sulle scuole», si difende Renzi. «Ma mi fa piacere che vi siate accorti che c’è un problema di fondi strutturali, con tutte le difficoltà che stiamo affrontando» e che derivano «da anni e decenni» in cui si è speso male. «L’obiettivo di questo governo è di spendere meglio, dando più denaro alle opere strategiche e alle infrastrutture». Anche il sottosegretario Graziano Delrio, che da Palazzo Chigi coordina l’Agenzia per la coesione e segue il complesso iter dei fondi, sdrammatizza. «Siamo prossimi alla chiusura dell’accordo di partenariato a settembre nel rispetto della tabella di marcia che ci eravamo dati. E comunque spenderemo fino all’ultimo centesimo ». Le osservazioni fatte dalla Commissione «non hanno messo in discussione l’impianto della proposta italiana». Ma suggeriscono «affinamenti e precisazioni, molto spesso completamente condivisibili», sempre «in un dialogo costante con il governo italiano ». Siglato l’accordo, «il primo step di verifica sarà il 31 dicembre 2017». E comunque «non c’è il rischio di perdere i fondi».
Rassicurazioni, su questo punto, arrivano dalla stessa Commissione europea. «Non vi è alcun rischio di perdere 40 miliardi», precisa Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia. «Eventuali rischi di perdita potrebbero verificarsi non prima della fine del 2017, quando si applicherà per la prima volta la regola del disimpegno automatico». La discussione sul documento «sta procedendo bene». L’accordo «non è stato ne “respinto” né “congelato”, ma è oggetto di continuo e produttivo processo di negoziato». Ma certo «la capacità amministrativa è effettivamente un aspetto cruciale dei negoziati». A questo proposito, per Fausto Durante, Cgil, «serve una task force specializzata». Mentre per Guglielmo Loy, Uil, «al governo manca un’idea di sviluppo, per questo l’Ue ci fa rilievi pesanti, ma questo non significa che perderemo le risorse, piuttosto che partiremo in ritardo ». Per Beppe Grillo «è drammatico» che Renzi abbia «tenuto nascosta per un mese la lettera in cui la strategia e i piani di Renzi e Padoan vengono demoliti». Per il leader del M5S gli «annunci e gli spot non portano da nessuna parte, l’Europa se n’è accorta». Gianpiero D’Alia (Udc) propone infine di «commissariare gli enti che non spendono i fondi».
Repubblica – 14 agosto 2014