Non ha più la febbre il medico siciliano contagiato da Ebola. Ma le condizioni restano gravi. Sono ancora presenti i problemi gastrointestinali, le bolle sul corpo, la profonda spossatezza. E così la task force che lo sta curando all’ospedale Spallanzani di Roma ha iniziato il trattamento con un nuovo farmaco. Sperimentale, come tutti quelli esistenti. Perché una cura per la febbre emorragica ancora non c’è.
«Le condizioni del paziente sono leggermente migliorate nelle ultime 24 ore», fanno sapere i sanitari. «È contattabile e risponde a tono alle domande poste. Ma la prognosi rimane riservata». Inutile cercare di sapere quali siano i farmaci impiegati per il trattamento. Gli specialisti si trincerano dietro un secco «no comment». Come impossibile è sapere quale di tipo di Ebola ha contagiato l’infettivologo nel centro Emergency di Lakka, in Sierra Leone, dove è arrivato il 18 ottobre per aiutare l’Africa a lottare. Di virus che portano questo tipo di malattia ne sono stati al momento identificati cinque ceppi: Zaire, Sudan, Bundibugyo, Reston e Tai Forest. Quest’ultimo, scoperto nel 1998 in Costa d’Avorio, sembra sia il più diffuso in Africa Occidentale ma la mortalità è piuttosto bassa. Il virus che sta uccidendo proprio in Africa Occidentale, secondo lo studio pubblicato a metà luglio da Sheikh Humar Khan, direttore del laboratorio di Kenema (poi morto contagiato), riporta che «l’Ebola che ha infettato la Sierra Leone potrebbe essere il risultato di un Bundibugyo virus o una variante genetica di Ebola». La ricerca, firmata insieme a Randall Schoepp, Cynthia Rossi, Augustine Goba e Joseph Fair, è stata messa online dal Cdc di Atlanta, il centro di controllo delle malattie infettive degli Stati Uniti che, con il brevetto CA2741523A1, registrato il 26 ottobre 2009, rivendica l’invenzione di un virus mutante partendo dall’Ebola Bundibugyo. «Il virus che ha infettato il “nostro” paziente è quello che ha provocato molti decessi in Africa, niente mutanti», si limita a dire Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani che il 9 dicembre relazionerà alla Camera dei deputati sull’evoluzione globale dell’epidemia.
Il presidente della Banca mondiale Jim Yong Kim ha annunciato ieri un piano di aiuti da 160 milioni di dollari per la Sierra Leone. I fondi saranno erogati nell’arco di due anni e destinati ai centri regionali, ai gruppi di operatori impegnati ad arginare la diffusione del virus e al sostegno del settore agricolo per la creazione di posti di lavoro perché la produzione di derrate alimentari sta diminuendo. Troppi i contadini deceduti e quelli infettati dalla febbre emorragica. Nei campi sono rimasti in pochi ad arare.
Dal 6 dicembre 2013, quando è iniziata l’epidemia, i decessi registrati sono stati 6.055 e più di sedicimila sono al momento le persone contagiate.
Intanto sul fronte vaccini il Comitato per la farmacovigilanza dell’Agenzia Europea per il Farmaco ha scagionato il Fluad: non c’è rapporto con le morti segnalate all’Aifa. Dopo che venti persone, molte delle uali anziane, sono decedute a seguito della somministrazione del medicinale per prevenire l’influenza. Tre a Roma e diciassette nelle altre regioni d’Italia. L’Agenzia europea invita ora a «continuare le vaccinazioni« e riconosce all’Aifa la correttezza nell’aver sospeso in via precauzionale la vendita del farmaco.
Alessandra Zavatta – Il Tempo – 4 dicembre 2014