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Embargo russo, la Regione sostiene gli acquisti veneti. Primo confronto a Palazzo Ferro Fini tra associazioni agricole e Gdo

di Alda Vanzan. Le massaie sanno che le pere spagnole che trovano al supermercato oltre ad avere un buon prezzo sono anche piene di conservanti potenzialmente cancerogeni? E i nostri frutticoltori che ora piangono per il blocco delle esportazioni verso Mosca, sanno che i clienti stranieri, quelli degli altri paesi dove non vige alcun embargo, gradirebbero gustare qualche mela che non sia la solita Golden o la Stark?

Ecco le due facce della medaglia dell’embargo russo che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura veneta, con danni che ancora non si è riusciti a quantificare – chi dice 100 milioni, chi addirittura più di un miliardo contando tutti i settori merceologici – ma che comunque sono pesanti.

È per questo che in Regione Veneto si sta cercando di organizzare un sistema di aiuti. Chiaro: sarà come salvare un paio di cucchiai d’acqua mentre il resto del lago evapora, ma qualcosa bisogna pur fare. E a Palazzo Ferro Fini si è pensato di incentivare i consumi veneti da parte dei veneti. L’idea è questa: quando si va al supermercato a fare la spesa, si dovrebbe trovare uno scaffale con frutta e verdura prodotte in Veneto. E il consumatore – informato degli effetti dell’embargo – dovrebbe essere indotto a comprare veneto. La giunta regionale, come ha spiegato l’assessore Isi Coppola, è pronta a stanziare centomila euro in questo progetto che dovrebbe coinvolgere grande distribuzione, ristorazione, pubblici esercizi. E così, ieri pomeriggio, c’è stato il primo confronto al Ferro Fini con il presidente dell’assemblea veneta Clodovaldo Ruffato, l’assessore Coppola, i consiglieri regionali, i rappresentanti delle associazioni agricole e della grande distribuzione. Ed è stato in questo confronto che sono emerse due criticità che l’embargo russo ha fatto ancora di più esplodere. La prima l’ha sottolineata il presidente della Coldiretti di Verona, Claudio Valente: «Le pere che arrivano dalla Spagna e dal Portogallo continuano a essere conservate con l’impiego di etossichina grazie a una deroga dell’Unione europea, sostanza che è pericolosa, pare addirittura cancerogena, e che in Italia è vietata. Però i nostri supermercati comprano le mele e le pere spagnole».

L’altra campana è arrivata da Paul Klotz, amministratore delegato di Aspiag Service, vale a dire la catena Despar: «I prodotti italiani e veneti sono ottimi, ma i vostri produttori non li sanno vendere. Noi cerchiamo da sette anni suini da tavola, continuano a proporci i resti dopo aver fatto i prosciutti. E in Austria comprerebbero volentieri mele venete che non siano le solite Golden». Di qui l’invito: approfittare della crisi provocata dall’embargo russo per cambiare metodo e innovarsi (e magari tradurre il sito Internet aziendale in più lingue). Tra dieci giorni secondo round per rendere operativo il protocollo “Italiano, meglio veneto”.

Il Gazzettino – 1 ottobre 2014 

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