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Emergenza Pfas. «Troppe domande senza risposta. Più trasparenza sulla salute e sulle condizioni dell’acqua». Interrogazione del Pd e campagna di Legambiente

Emergenza Pfas: secondo l’opposizione di area Pd e lista Moretti, la Regione sta mantenendo senza risposta troppe domande. L’accusa di poca trasparenza è contenuta in un’interrogazione presentata da sette consiglieri democratici, primo firmatario Andrea Zanoni, e dalla rappresentante della lista Moretti Cristina Guarda. «Purtroppo», dice Zanoni, «è sempre mancata chiarezza sul modo con cui la Giunta regionale sta affrontando la contaminazione da sostanze perfluoro alchiliche che interessa tre province del Veneto».

Un problema che tocca anche 72 mila cittadini del Basso veronese, sul cui stato di salute saranno svolte verifiche le cui modalità verranno decise in Regione questa settimana. Gli effetti legati all’assunzione con l’acqua e con gli alimenti dei Pfas, sostanze chimiche che vengono utilizzate per un’ampia serie di attività produttive, dovranno infatti essere oggetto di controlli che dureranno probabilmente per un decennio. «E necessario trasformare uno scenario di crisi, come questo, in un’occasione di svolta, senza minimizzare la situazione», spiega Zanoni. «Operatori del mondo agricolo, della zootecnia, dell’industria, ma anche Medici per l’Ambiente – Isde e Legambiente, hanno presentato alla Regione proposte di collaborazione».

«Putroppo», continua il consigliere Pd, «manca sin dall’inizio trasparenza sul modo con cui l’esecutivo regionale affronta la vicenda; diverse questioni restano oscure nonostante l’importanza del caso richieda invece di essere cristallini, nonché un’ampia e diffusa informazione alla cittadinanza». Queste affermazioni sono alla base di 10 domande. «Vogliamo sapere, fra l’altro, i risultati dei monitoraggi del sangue suddivisi per fasce d’età, per capire meglio come è avvenuto l’avvelenamento dei cittadini nel tempo, così come avere informazioni su cosa accadrà alle persone che si ritrovano ad avere percentuali abnormi di Pfas nel sangue e cosa si farà per quanto riguarda la contaminazione dell’ambiente», continua il consigliere. «La Regione proceda nel verificare chi usa quei prodotti e come questi e i loro scarti finiscono nell’ambiente, tenendo conto che un vettore dell’inquinamento, purtroppo, può essere anche l’aria, come è stato dimostrato da studi relativi ad un recente inquinamento avvenuto in Olanda».

«L’area a rischio potrebbe essere più ampia di quella fino ad oggi stimata», continua Zanoni, «e proprio la complessità di questo scenario fa riaffiorare un quesito chiave: perché, nonostante nel settembre del 2013 l’Arpav avesse già ben definito l’inquinamento, la Regione si sta muovendo solo da quale mese, con gravi omissioni e ritardi?».

Su questo tema Legambiente e comitato Acqua libera dai Pfas hanno lanciato una nuova campagna di informazione, con volantini distribuiti nelle case dei Comuni dell’area contaminata che invitano ad usare al minimo possibile l’acqua di rubinetto e a votare alle amministrative del 5 giugno chi si è impegnato sull’ argomento, e si annunciano giornate di raccolta di firme a sostegno di due petizioni volte ad ottenere che venga approvata una legge che detta i limiti dei Pfas nelle acque e che siano garantite fonti di approvvigionamento sicure degli acquedotti. Le sottoscrizioni verranno raccolte fino a metà luglio.

L’Arena – 25 maggio 2016 

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