Nonostante non sia più il Ministro del Welfare, Elsa Fornero (e le riforme che hanno preso il suo nome) resta tuttora protagonista indiscussa di giornali, blog e dibattiti.
In particolare, una delle questioni più ricorrenti è quella degli esodati lasciati nel limbo del senza stipendio-senza pensione a causa di un “errore di valutazione” compiuto dal Governo Monti con l’ormai noto Decreto “Salva Italia”. Un errore a cui non si è ancora posto concretamente rimedio, considerato che, sebbene siano stati emanati tre provvedimenti di salvaguardia che permettono di ritirarsi con i requisiti anagrafici e contributivi pre-riforma, solo l’8,7% degli interessati ha ottenuto la pensione (dati INPS al 10 giugno 2013). Ed un errore mal digerito soprattutto da coloro che, da detta salvaguardia, sono stati esclusi. Sarebbe infatti già stata notificata al Ministero del Lavoro una denuncia, promossa da alcuni comitati di lavoratori non ammessi al beneficio, con la quale l’ex ministro viene accusato di “mobbing sociale” nei confronti degli esodati. Un atto ufficiale (presentato nello specifico dai comitati Contributori volontari autorizzati e Quindicenni) che include anche la richiesta di un risarcimento dei danni morali cagionati dalla Riforma Fornero.
Analizzando qualche numero, secondo i recenti dati INPS relativi al primo scaglione dei 65.000, al 10 giugno il totale di pensioni effettivamente liquidate è pari a 11.384. Considerato che la platea degli esodati complessivamente coinvolti nelle misure di salvaguardia ammonta a 130.130 unità (i 65 mila del Decreto Interministeriale 1° giugno 2012, i 55 mila del D.M. 8 ottobre 2012, e i 10.130 del Decreto Interministeriale 22 aprile 2013), la strada per ottenere l’agognato assegno appare ancora lunga e tortuosa. Inoltre, non bisogna dimenticare che, in base alle cifre diffuse dalla Ragioneria dello Stato nell’ottobre scorso, ammonterebbero in realtà a 314.576 i lavoratori esodati rimasti in un modo o nell’altro “penalizzati” dalla manovra “Salva Italia”.
E sarebbero proprio coloro non rientrati nei 130 mila i principali promotori della predetta denuncia per mobbing. Si tratta appunto di chi è stato autorizzato alla contribuzione volontaria agli enti previdenziali e dei c.d. “Quindicenni”, cioè quei disoccupati con 15-19 anni di contributi pagati per pensione minima di vecchiaia. Persone che, secondo quanto si legge in un comunicato congiunto dei citati comitati, “vivono un vero e proprio inferno nel quale sono stati confinati dalla riforma delle pensioni” considerato che la loro legittima pensione “è stata spostata nel tempo da 1 a 10 anni, o addirittura cancellata come nel caso dei ‘quindicenni’, anni durante i quali queste famiglie non sapranno di che vivere”. “12 mesi – prosegue il comunicato – durante i quali si sono trattate queste persone e queste famiglie nel peggiore dei modi con continue vere e proprie vessazioni e vero e proprio mobbing sociale”. Una situazione di incertezza che avrebbe perciò causato diverse patologie psicologiche connesse allo stress, portando dunque 191 esodati (a cui si sommano 73 ulteriori sostenitori) a firmare l’atto di citazione in questione per ottenere il risarcimento del danno morale da sofferenza e “patema d’animo”. Sono stati necessari circa sei mesi per raccogliere la documentazione e i vari certificati medici attestanti le patologie, ma alla fine la denuncia è stata formalizzata. Tuttavia, come chiarito dai comitati stessi, si tratta di un procedimento giudiziale di natura “dichiaratamente etico-morale”, e verrà infatti richiesto un simbolico risarcimento di modesto valore (10.000 euro ciascuno) quasi totalmente devoluto ad una associazione senza scopo di lucro appositamente costituita, avente come fine principale il sostegno delle famiglie dei lavoratori “che rischiano di essere ridotti all’indigenza da questa iniqua e ingiusta riforma”.
Redazione Global Publishers – Fonte: Lastampa.it, Investireoggi.it – 25 maggio 2013