Sandro Sandri saluta e se ne va. Dopo 15 anni di iscrizione al Carroccio, il consigliere regionale ed ex assessore alla Sanità è andato ieri mattina a restituire personalmente la tessera della Lega Nord al segretario «nathional», Flavio Tosi. E’ l’epilogo di una vicenda che si trascinava da tempo, all’interno del Carroccio veronese e veneto.
Sandri, fino all’ultima campagna elettorale del 2010, era considerato uno degli uomini più vicini allo stesso Tosi, che lo aveva imposto prima come assessore comunale a Verona e poi come assessore regionale (esterno) alla Sanità, dal 2008 al 2010. Proprio quell’anno, però, il feeling tra i due si interruppe.
Sandri venne rieletto in Regione con 6.498 preferenze (bruciando sul filo di lana l’assessore municipale Enrico Corsi), ma poi non ottenne alcun incarico (lui sperava almeno, se non in una riconferma alla guida della sanità veneta, nella presidenza della relativa commissione) mentre i rapporti col partito, giorno dopo giorno, si raggelavano, e fuori dalle mura di Verona, diversi dirigenti leghisti facevano riaffiorare un’antica diffidenza («Viene da Forza Italia, non è uno dei noi»). Adesso, la rottura, ufficializzata prima in un faccia a faccia con Tosi, poi con una nota sul proprio profilo Facebook: «E’ stato – spiega lo stesso Sandri – l’epilogo di un lungo percorso. Non c’è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma è una decisione su cui meditavo da tempo». Perché proprio ieri, nel lunedì successivo agli Stati Generali di Torino, che hanno visto affermarsi la nuova Lega di Maroni? «No, guardi, non c’entra nulla – risponde Sandri – non è questione di Maroni o di Bossi: sui giornali, mi avete etichettato spesso come bossiano, ma chi mi conosce sa che io sono stato leghista e basta, senza aggettivi». Ma allora, perché questa rottura totale? «Ormai siamo arrivati a metà della legislatura regionale – spiega il consigliere veronese – ed è da parecchio tempo che io davo segnali di disagio al mio partito. Quando i tuoi stessi dirigenti ti tengono fuori da tutto e da tutti, è inevitabile che uno si chieda cosa ci resta a fare. Ho continuato a lavorare, credo con risultati che in molti mi dicono positivi. Ma dal partito ho avuto solo indifferenza».
Colpa di Flavio Tosi? «No, assolutamente. Ho voluto andare a dirlo a lui per primo, di persona, che me ne vado. E l’ho fatto perché a lui io sono riconoscente: nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene, quanto ho avuto dalla Lega è in grandissima parte merito suo. E anche quando non sono stato riconfermato assessore, dopo le ultime elezioni, sono andato avanti. Ma a un certo punto, mi son chiesto se ne valesse davvero la pena, visto il muro di silenzio che mi era stato eretto attorno. Il fatto è che non mi sento più parte di una squadra, di nessuna squadra, e io sono invece uno che ama lavorare insieme agli altri».
E adesso? Cosa farà il consigliere regionale Sandro Sandri? «Per adesso, riordinerò le idee, iscrivendomi al Gruppo misto. Da altre forze politiche, in molti mi hanno tirato per la giacca, ma al momento mi fermo qui. Non ho impegni nei confronti di nessuno, posso meditare con calma e serenità. Poi, magari con alcuni amici, vedremo il da farsi».
Il Corriere del Veneto – 2 ottobre 2012