Una donna è condannata per i delitti di truffa, lesioni ed abusivo esercizio della professione. Dopo che la Corte d’appello ha rideterminato la pena, l’imputata decide di proporre ricorso per cassazione lamentando l’errata valutazione in merito all’applicazione delle aggravanti.
Da una parte la Cassazione (sentenza 15463/12) ritiene che ci sia l’aggravante di aver agito con abuso della relazione fiduciaria derivante dalla prestazione di opera professionale. Dall’altro canto, la Suprema Corte afferma che «l’aver agito arrecando lesioni a titolo di semplice colpa non è compatibile con la circostanza aggravante dell’abuso della prestazione d’opera, non potendosi plausibilmente innestare sopra una condotta colposa una circostanza aggravante costituita da un atteggiamento abusivo». La sentenza impugnata, dunque, viene annullata con rinvio per rideterminazione della pena, visto che il trattamento sanzionatorio è stato determinato computando l’aggravante con riguardo anche al delitto di lesioni colpose.
La Stampa – 2 luglio 2012