Che non sia sempre tutto «verde» quel che luccica, lo aveva scoperto la Guardia di Finanza di Verona, un anno e mezzo fa. Allora quell’indagine che venne chiamata «gatto con gli stivali», portò al sequestro di 700mila tonnellate di prodotti falsamente biologici.
Per capirci, un rosario di tir carichi di soia, cereali, verdure e quant’altro lungo da Verona a Roma. Messi in fila 507 chilometri. Il 10% del prodotto biologico nazionale. Vennero arrestate sette persone, nel dicembre 2011.
E La Finanza scaligera si prese anche dell’infingarda, nel mettere il naso in quel settore che tanto va di moda. Intanto quel «gatto con gli stivali» di strada ne ha fatta. E parecchia. Perchè quell’indagine ha pure sconfinato in Germania e in Svizzera. Per rientrare, via mare, in Italia. Precisamente in Sardegna. Dove il «gatto» si è tolto più di qualche sassolino dai gambali.
Già, perchè il materiale scoperto dalla Finanza ha attraversato il mare ed è finito ai colleghi di Cagliari. Che ieri hanno chiuso la loro fetta d’indagini. Una fetta alquanto cospicua, visto ha portato a 16 arresti in varie regioni italiani e alla scoperta di una maxi truffa da 135 milioni. E guarda un po’ cosa ti viene fuori? Che sei degli quegli arresti riguardano dei veneti, quattro veronesi e due padovani.
Ai domiciliari sono finiti Luigi Marinucci, 65 anni di Angiari, rappresentante legale della Sanny Land Spa di San Pietro di Legnago, Davide Scapini, 45 anni, che della Sanny Land è socio al 49% e di cui è direttore commerciale e Silvio Sembenini, 46 anni, di Valeggio, socio dell’Agribioscaligera di Rovigo. Ai domiciliari anche marito e moglie, vale a dire Paolo Minozzi, 54 anni e Caterina Albiero, 49, amministratori in tempi diversi della Bioagri di Salizzole, azienda oggi in liquidazione. Anche nel Padovano una coppia è finita ai domiciliari: si tratta di Maristella Toninello, 59 anni, e il marito Lucio Sperandio, di 60, di Ponso. Entrambi erano responsabili dell’azienda individuale Toninello Maristella. Un’altra veronese, Rossella Minozzi, ha ricevuto un provvedimento «di interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese». Insomma, un’inibizione alle attività imprenditoriali.
Marinucci, Scapini e la Albiero erano stati arrestati anche a dicembre, nell’ambito dell’inchiesta nata a Verona. Per quanto riguarda il nuovo filone della Finanza cagliaritana, gli arrestati e gli indagati avevano messo in piedi un giro di fatture false da centinaia di milioni di euro che aveva come fulcro un’azienda di Capoterra. In realtà una «cartiera», vale a dire una società fittizia creata ad hoc per gabbare l’erario per almeno 5 milioni di euro. Solo che, in questo caso, non solo si evitava di pagare le dovute imposte, ma da quella ditta si facevano uscire false certificazioni relative a prodotti biologici (in realtà poco biologici) destinati al mercato nazionale ed europeo.
L’Arena – 8 giugno 2013