E adesso la guerra eterna tra Pd e Pdl si sposta sul versante dell’Iva. «L’aumento dell’aliquota è irrimediabile», dice il viceministro all’Economia Stefano Fassina. «Non va assolutamente aumentata», replica il vicepremier Angelino Alfano. E Berlusconi in tv conferma. Renato Brunetta gli da del «rosicone» e dice che «straparla».
Enrico Letta si schiera con Alfano: da Palazzo Chigi si fa sapere che l’idea del premier è quella di «fare tutto il possibile per evitare l’aumento dell’Iva. È un impegno preso dal governo e dalla maggioranza e cercheremo di mantenerlo». Intanto, però, mentre l’ex premier Mario Monti rinnova le accuse di «cedimento» nei confronti del Pdl a Letta e al Partito democratico, l’Unione Europea lancia messaggi carichi di preoccupazione.
A Bruxelles l’operazione Imu non convince proprio del tutto. Ma è soprattutto il clima politico, che resta molto teso, a mettere agitazione ai vertici dell’Ue. «Accolgo con favore – afferma il commissario agli Affari monetari Olli Rehn – le forti rassicurazioni del primo ministro Letta sulla determinazione dell’Italia di rispettare i suoi impegni di bilancio per il 2013. Il governo ha inoltre annunciato che intende coprire l’impatto sul bilancio delle misure annunciate riducendo la spesa piuttosto che aumentando le tasse. Anche questa è una mossa nella giusta direzione, ma attendiamo naturalmente di vedere i dettagli di questi piani». Insomma, è «assolutamente essenziale» che l’Italia assicuri la sostenibilità della finanza pubblica. Nelle stanze più «nobili» della Commissione, però, c’è «preoccupazione per la volatilità della situazione politica italiana»: senza stabilità politica, dicono, «si mette a rischio la possibilità per l’Italia di fare le riforme necessarie per competere e crescere». E in effetti il clima politico è tornato subito a volgere al brutto. Il costo dell’addio all’Imu prima casa, secondo Fassina, rende ormai «irrimediabile» l’aumento dell’Iva al 22% previsto per il primo ottobre: merito «della “vittoria” del Pdl sull’Imu».
Concorda il ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio. Sul fronte opposto c’è tutto il Pdl, con la battuta più polemica affidata al solito Renato Brunetta: «Il viceministro, per amor di polemica e di ideologia, straparla. Non ci sarà alcun aumento dell’Iva da ottobre, come da accordi di maggioranza». E l’ex premier Monti, invece, torna all’attacco di Letta, accusato di «resa» verso il Pdl, che «ha giocato molto abilmente». Il governo, afferma Monti, «deve durare, ma deve avere una spina dorsale, non può essere una sorta, con grande rispetto, di governo privo di spina dorsale, un po’ smidollato e in balia delle pressioni dell’una o dell’altra parte».
Certo è che il rischio di aumento dell’Iva fa paura a molti. Per il segretario della Cgil Susanna Camusso un rincaro si scaricherebbe «di nuovo» sulle fasce più deboli. Confcommercio chiede alla politica tutta e al governo di «evitare battaglie di parte e trovare le risorse indispensabili al superamento definitivo dell’aumento dell’aliquota dal 21 al 22%». Anche perché c’è il rischio di un +0,3%/0,4% per i prezzi al consumo e c’è in ballo la perdita di 10.000 posti di lavoro. Raffaele Bonanni della Cisl torna sul passaggio dall’Imu alla service tax: «Il discorso che fa il governo non fa una piega: questa tassa la leviamo noi e la portiamo in mano ai Comuni. E’ una partita di giro però, togliamo la tassa nazionale e la metteremo localmente».
La Stampa – 30 agosto 2013