Il Sole 24 Ore, Micaela Cappellini. Un mese di coprifuoco di bar e ristoranti costerà alla filiera agroalimentare italiana 3,6 miliardi di euro di mancati incassi. È questo il conto indiretto che l’ultimo Dpcm presenta all’agricoltura e all’industria alimentare del nostro Paese.
Secondo l’ufficio studi di Federalimentare, soltanto per l’industria il fatturato sfumato ammonta 2 miliardi. Anche se per il suo presidente, Ivano Vacondio, il danno vero sarà addirittura di tre, se consideriamo il mancato export: «Lo stop a bar e ristoranti – dice – non è italiano ma europeo: soltanto le chiusure stabilite in Francia, per esempio, per noi sono un danno enorme perché quello francese è il nostro terzo mercato».
Stando a Confagricoltura, invece, il conto del coprifuoco per il comparto agricolo è di 1,6 miliardi: «In un anno – ricorda il presidente Massimiliano Giansanti – soltanto le forniture dirette delle imprese agricole alla ristorazione valgono 20 miliardi: basta dividere per dodici mesi e si può facilmente valutare l’impatto dell’ultimo Dpcm sulle campagne. E non tutto quello che viene venduto a bar e ristoranti può essere riversato sulla grande distribuzione, penso ad esempio alle bottiglie di vino di fascia più alta, oppure al pesce». Nello specifico, l’Unione italiana vini calcola che, complice anche il nuovo lockdown serale, nel 2020 il vino italiano di qualità perderà il 30% delle proprie vendite nel canale Horeca nazionale, per un controvalore di 1,2 miliardi di euro. Mentre per Federpesca la chiusura anticipata dei ristoranti voluta dal Dpcm costerà al settore 45 milioni di euro.
Anche secondo Coldiretti la chiusura anticipata per un mese della ristorazione genera per l’agroalimentare nazionale una perdita di fatturato di oltre un miliardo: «Per lo stop alle 18 – scrive la confederazione – è a rischio un terzo della spesa alimentare degli italiani destinata ai consumi fuori casa». Mentre per la Cia-Agricoltori italiani il solo comparto agrituristico rischia quest’anno un danno fin qui stimato in 600 milioni.
Ecco perché industria e agricoltura chiedono che gli aiuti del governo vadano non solo agli operatori della ristorazione, ma a tutta la filiera. «Vanno trovate le risorse per tutti – dice Vacondio – per esempio, stornando i molti bonus elargiti a settori non strategici per il paese, oppure recuperando quelle spese già stanziate per Quota 100 e per il reddito di cittadinanza che non sono state ancora spese». E Giansanti, di Confagricoltura, si dice ottimista: «Durante l’ultima conferenza stampa Conte ha preso un impegno formale nei confronti di tutta la filiera agroalimentare, mi aspetto che l’impegno venga rispettato».