È stata firmata ieri a Mantova, presso la sede della Borsa merci di Mantova l’intesa di filiera per il settore suinicolo, sottoscritta dalle organizzazioni di settore e dagli assessori all’agricoltura delle quattro principali regioni produttrici di carni suine (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte).
L’intesa è finalizzata a individuare in maniera precisa le condizioni di definizione del ‘peso morto’ e di ‘presentazione della carcassa’ in modo da offrire garanzie reciproche ai diversi attori della filiera.
“L’intesa – commenta Giovanni Bettini, Presidente del Settore Zootecnico di Fedagri-Confcooperative – rappresenta un passo decisivo nella direzione di un miglior funzionamento della filiera, con particolare riferimento allo stadio dei macelli cooperativi, ma anche della dimensione competitiva delle OP del settore, in quanto consente di garantire ai soci una più equa valorizzazione del prodotto e un miglioramento in generale della qualità finale del prodotto stesso”.
In Italia vengono prevalentemente macellati suini grassi, destinati per lo più alla produzione di prosciutti e salumi DOP, mentre nel resto dell’Europa si macellano suini leggeri, destinati alla produzione sia di carne che di salumi, con costi di allevamento notevolmente più bassi rispetto a quelli dell’Italia, in cui il ciclo di vita dei suini è più lungo. “Per rendere maggiormente competitive le nostre produzioni di qualità – prosegue Bettini – diventa pertanto indispensabile riuscire ad incidere sull’efficienza della filiera, al fine di garantire una maggiore trasparenza nelle relazioni commerciali e una giusta retribuzione degli allevatori e di tutti gli attori”.
Attraverso l’intesa siglata oggi è stato inoltre predisposto un percorso che prevede il coinvolgimento dei soggetti firmatari dell’intesa, oltre ad un opportuno supporto tecnico da parte del Crefis e del Crpa, per l’individuazione delle principali criticità del sistema sulle quali intervenire per migliorare la trasparenza della filiera e per l’oggettività di classificazione e di giudizio delle carcasse suine. Le Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte auspicano che tale accordo possa presto estendersi anche a livello nazionale.
Il settore suinicolo italiano – Il settore suinicolo italiano conta 8.661.526 capi, per un valore di 2.813,8 milioni di euro. L’83% della produzione italiana di suini si concentra nelle quattro regioni che hanno sottoscritto l’intesa. Circa il 50% della produzione nazionale di suini è gestita in forma cooperativa.
Il calo delle macellazioni – Gli ultimi dati disponibili sulle macellazioni nel nostro Paese, relative al mese di febbraio 2013, mostrano un calo delle macellazioni del 14,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini di “peso morto”, la contrazione degli abbattimenti è stata del 20%, seguita da quella dei suini grassi (-14,5%). Per quanto concerne la redditività dell’allevamento suini, gli ultimi dati riferiti a maggio 2013 rilevano una sostanziale stabilità, ma contrariamente a quanto registrato nei mesi precedenti, cala la redditività della fase di macellazione (-2,2% su base congiunturale, a causa soprattutto della forte contrazione dei prezzi delle cosce per la produzione di prosciutti DOP). La redditività della fase di prima trasformazione si mantiene tuttavia del 5,7% più elevata rispetto a quella dello scorso anno.
Suinicoltura, firmata l’intesa di filiera delle Regioni del Nord
Siglato a Mantova l’accordo alla presenza degli assessori all’Agricoltura del Veneto, Franco Manzato, della Lombardia, Gianni Fava, del Piemonte, Claudio Sacchetto, dell’Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni e del Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello
Mantova, firmato il protocollo d’intesa per la suinicoltura del Nord Italia
La suinicoltura italiana oggi incassa un ottimo risultato sul campo di Mantova: viene siglato un protocollo d’intesa che coinvolge l’intera filiera, in un abbraccio che va dalle organizzazioni degli allevatori fino ai consorzi di tutela del Parma e del San Daniele, alfieri della salumeria italiana Dop di alta gamma; in secondo luogo accade un fatto piuttosto inedito: l’accordo viene promosso dalle Regioni del Nord Italia in piena sintonia e la molla propulsiva proviene dal grido d’allarme del comparto.
Si tratta forse del primo atto della Macroregione agricola del Nord, lanciata dall’assessore lombardo alla partita, Gianni Fava, e raccolta non solo dalle Regioni a trazione leghista come Piemonte e Veneto, ma nei fatti appoggiata da due amministrazioni del Pd: l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia, che ha aderito in corsa.
La missione – alla quale si stava lavorando da alcune settimane – è andata in porto così liscia che il padrone di casa, Fava, lascia esordire in una sala gremita di colonnelli e generali della suinicoltura il collega Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna.
“Il protocollo d’intesa che ci aggiungiamo a sottoscrivere – ha detto Rabboni – rappresenta uno strumento di trasparenza, che può risultare estremamente utile per la valorizzazione del suino, all’insegna di una maggiore equità”. E poi, per dare il giusto peso all’iniziativa politica, Rabboni rafforza il concetto: “Oggi siamo qui per la volontà comune delle cinque Regioni: il Friuli si è aggiunto dopo e questo significa che quando ci sono iniziative che valgono non di sono confini o colori politici che tengano”.
L’operatività dell’accordo, che sulla carta impone la convocazione di un tavolo entro 60 giorni dalla firma di ieri, “quanto prima raggiungerà risultati concreti tanto più potremo far sì che entri nella sua fase operativa il Sistema di qualità nazionale, per valorizzare tutta la carne del suino”.
L’impegno è quello di estendere il protocollo alle altre Regioni italiane, “perché vogliamo che questa esperienza diventi nazionale. E siccome siamo alla vigilia del Psr 2014-2020, possiamo coordinarci insieme e sostenere obiettivi comuni”.
L’accordo sottoscritto a Mantova, sede della Commissione unica nazionale per i suini grassi da macello, è finalizzata ad individuare un percorso di filiera condiviso e sostenuto scientificamente dal Crpa di Reggio Emilia e dal Crefis (Centri per le ricerche delle filiere suinicole), teso al miglioramento della qualità del prodotto e la sua valorizzazione attraverso strumenti tecnici e modelli di relazione che garantiscano maggior trasparenza del sistema, per aumentare la fiducia tra gli operatori e le garanzie di un’equa ripartizione del valore tra i soggetti della filiera dei suini.
“Il settore non è messo nel migliore dei modi – ha affermato Franco Manzato, assessore all’Agricoltura del Veneto – ma questo accordo è una risposta che parte dal basso, dalla volontà degli operatori. Come Regioni vogliamo sostenere con forza un’intesa che poi deve trovare concretezza non solo nelle parole, ma anche nei fatti. Questo modo di lavorare speriamo che per il futuro possa essere ancora più fruttuoso”.
Per l’assessore lombardo Fava, “è il primo atto di una serie di iniziative da parte di Regioni che hanno trovato soluzioni omogenee a problemi omogenei. Il fatto che questa tematica sia condivisa da Regioni differenti, a prescindere dagli orientamenti politici, rappresenta un valore aggiunto e dimostra che finalmente si parla la stessa lingua in un’area che ha una propria omogeneità e che deve affrontare i problemi con serietà e professionalità”.
Al tavolo della trattativa la filiera si impegna a risolvere due nodi piuttosto complessi da sciogliere, piuttosto datati nel tempo: la definizione del peso morto di riferimento e l’applicazione del sistema di classificazione delle carcasse suine, applicato ormai da diversi anni in quasi tutti i Paesi comunitari. Prerogative da chiarire se si vuole allinearsi alle indicazioni dell’Ue e arrivare al pagamento dei suini a peso morto, uno step comunque ben al di là da venire.
Il testo dell’accordo, al quale manca la menzione della Regione Friuli Venezia Giulia (era la versione originaria, prima che si aggregasse), è consultabile.