Il dato reso noto ieri dal ministero della Salute. Confermato l’allarme di maggio. Si è passati da una media di 190 casi nel periodo gennaio-giugno negli ultimi tre anni ai 448 registrati nello stesso periodo del 2013. L’incremento soprattutto nel centro nord e parrebbe causato da frutti di bosco congelati contenenti il virus. Da gennaio 2013 si è assistito ad un importante incremento del numero dei casi di epatite A rispetto agli anni precedenti. Dal 1 gennaio al 30 giugno 2013 tramite il sistema di sorveglianza epidemiologica per le epatiti SEIEVA è stato rilevato un aumento significativo di casi di epatite A (448), rispetto a una media di 190 casi notificati nello stesso periodo nei tre anni precedenti.
A seguito di tale aumento di casi umani di epatite A, osservato soprattutto nelle regioni del centro-nord Italia, il Ministero della salute ha attivato una task force composta da esperti dello stesso Ministero, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Centro di referenza nazionale dei rischi emergenti in sicurezza alimentare. Lo scopo della task force è di individuare la possibile fonte di contaminazione, confermare le ipotesi di sospetta correlazione con il consumo di frutti di bosco surgelati e adottare le migliori strategie integrate di controllo.
Il 23 maggio 2013 il Ministero della salute ha emanato una Circolare indirizzata agli Assessorati alla sanità delle Regioni e Province autonome e agli Uffici periferici del Ministero preposti ai controlli all’importazione degli alimenti di origine vegetale, per rafforzare le misure di sorveglianza sui casi e avviare indagini mirate sul territorio nazionale.
Nelle Regioni dove è stato riscontrato un maggiore incremento del numero dei casi, si è provveduto ad attivare studi analitici di tipo caso-controllo per meglio indagare i possibili fattori di rischio implicati nella diffusione della malattia. Lo studio ha messo in evidenza una forte correlazione con il consumo di frutti di bosco surgelati assunti tal quali. Sono stati eseguiti numerosi controlli di laboratorio che ad oggi hanno permesso di identificare la contaminazione da virus dell’epatite A in 4 lotti di prodotti differenti, per i quali sono state diramate le notifiche di allerta. Le Aziende Sanitarie Locali hanno verificato che gli operatori interessati abbiano adottato le misure di ritiro e richiamo per i consumatori.
E’ stato svolto anche un intenso e complesso lavoro di rintracciabilità su tutte le possibili materie prime utilizzate per la composizione dei mix dei prodotti coinvolti, che sono risultate tutte di origine extranazionale, anche al fine di risalire ad un possibile fattore comune di contaminazione.
Inoltre, sono stati confrontati, mediante genotipizzazione e sequenziamento, i virus individuati negli alimenti e nei pazienti. Questo ha permesso di stabilire che un totale di 16 casi, in diverse località, presenta la stessa sequenza virale, di genotipo IA, che indica fortemente una fonte comune di infezione. Tale sequenza è identica a quella del virus isolato da un campione di frutti di bosco surgelati, prelevato nel corso delle indagini epidemiologiche condotte a seguito di un focolaio. Sebbene ottenuta da un solo campione, per difficoltà tecniche di rilevamento in matrici alimentari vegetali, il risultato suggerisce fortemente l’ipotesi che tale alimento possa essere la più probabile fonte di infezione.
Per ulteriori informazioni si rimanda anche alla consultazione del report di EFSA/ECDC e alle FAQ pubblicate dal Ministero della Salute.
10 luglio 2013 – tratto da Quotidiano sanità