Luigi Grassia. Gli italiani sono un popolo di poveri. Lo certifica il ministero del Tesoro sulla base delle dichiarazioni dei redditi. E questo di certo fotografa una situazione reale, dopo anni di crisi. Ma di fronte a certi numeri si rafforza il sospetto che le statistiche siano falsate da un enorme fenomeno di evasione fiscale.
I numeri ufficiali dicono che nella fascia di contribuenti fino a 15.000 euro si colloca il 46% degli italiani, e questo 46% sommato arriva appena a dichiarare il 5% dell’Irpef complessiva nazionale. Fra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona un altro 49% mentre solo il 5% dei dichiara più di 50.000 euro. E i “Paperoni” sopra i 300 mila euro sono appena 30.000, cioè lo 0,07% dei contribuenti. Difficile credere che siano davvero così pochi.
Contributo di solidarietà
Comunque questi pochi sono tenuti a versare il contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia, per un ammontare complessivo di 252 milioni di euro, circa 8.700 euro a testa in media. Gli evasori non pagano neanche questo.
Un altro dato che sorprende è che gli imprenditori nel 2014 (per l’anno 2013) hanno dichiarano un reddito medio Irpef di 17.650 euro, nettamente inferiore a quello dei lavoratori dipendenti, che in media ne portano a casa 20.600. Da notare che la cifra dichiarata dagli imprenditori è appena superiore (un migliaio di euro) a quella del pensionato medio, che non naviga nell’oro con 16.280 euro. La categoria più ricca è quella dei lavoratori autonomi, con 35.660 euro, mentre in fondo alla classifica figurano i redditi da partecipazione in società di persone ed assimilate con 15.670 euro. Un altro dato che colpisce è che i redditi da lavoro dipendente e da pensione, secondo il ministero dell’Economia, superano l’82% del reddito complessivo dichiarato (pari a 811 miliardi). In particolare il monte-pensioni supera per la prima volta il 30% del totale dei redditi nazionali.
Spiegazione parziale
Per spiegare almeno in parte queste stranezze, il ministero dell’Economia ricorda che «la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef»; questo ne abbassa il contributo. Inoltre con il termine imprenditori nelle dichiarazioni Irpef «si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria». La definizione di imprenditore «non può essere assunta come sinonimo di datore di lavoro in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze».
Il confronto con l’anno d’imposta precedente mostra una crescita del reddito totale da pensione (+2%) in linea con quanto osservato negli anni precedenti. Diminuiscono invece i redditi totali da lavoro dipendente (-0,1%), d’impresa (-2,2%), da lavoro autonomo (-1,2%) e da partecipazione (-3,6%). Quanto al reddito da fabbricati, spicca la voce dell’imponibile della cedolare secca, che è cresciuto del 26%.
Fisco: redditi da pensione superano per la prima volta il 30% del totale. Il reddito medio dichiarato dagli italiani è pari a 20.700 euro
Lo scorso anno sono stati dichiarati redditi per 811 miliardi di euro per un valore medio di 20.070 euro: il 30% dipende dalla pensioni che sommate agli introiti da lavoro dipendente fanno l’82% del dichiarato. I dati emergono dall’analisi delle dichiarazioni Irpef 2013 curata dal ministero dell’economia e pubblicata oggi: gli autonomi hanno i redditi medi più elevati, pari a 35.660 euro, seguiti dai dipendenti (20.600), dagli imprenditori (17.650) e dai pensionati (16.280). La dichiarazione media da partecipazione in società di persone ed assimilate, invece, risulta di 15.670 euro. Il Tesoro ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef, e che nella categoria “imprenditori” non sono inclusi coloro che esercitano attività economica in forma societaria.
Nel 2013 l’imposta netta Irpef ha segnato un valore medio di 4.910 euro (+0,6% rispetto all’anno precedente) ed è dichiarata da circa 31 milioni di soggetti pari al 76% del totale dei contribuenti, ma si sono circa 10 milioni di soggetti che non hanno avuto un’imposta netta pari a zero: si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle numerose detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. L’imposta netta totale dichiarata, pari a 152,2 miliardi di euro, è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente.
Il 46% degli italiani si colloca nella fascia di contribuenti fino a 15mila euro, quella che dichiara solo il 5% dell’Irpef; il 49% (il 58% dell’Irpef) ha redditi compresi tra i 15 e i 50mila euro, mentre solo il 5% dei dichiara più (37% dell’Irpef). I ‘Paperoni’, sopra 300mila euro sono appena 30mila (lo 0,1% dei contribuenti). Si sente l’effetto della riforma Monti-Fornero nelle dichiarazioni 2013: si è infatti registrato un calo di 168.000 contribuenti che hanno dichiarato redditi da pensione. Nel complesso i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi Irpef sono stati circa 41 milioni (425mila in meno): la Lombardia si è confermato la regione più ricca con redditi medi pari a 23.680 euro, fanalino di coda la Calabria, con 14.390 euro
La Stampa e Repubblica – 3 aprile 2015