«Siamo pronti a geometrie variabili e federalisamo differenziato». Nemico numero uno del premio per la deprivazione, dice: «La verità? Al Sud si evade di più e la vita costa meno»
Presidente dica la verità, giovedì ha festeggiato a champagne o a prosecco? «Ma le pare: lo champagne neppure rientra nel mio vocabolario. Prosecco, solo prosecco». Il giorno dopo il sì al fisco regionale, Luca Zaia, 43 anni proprio domani, governatore del Veneto, non tradisce le origini di leghista doc. E tanto per chiarire, premette: il Veneto, clausola di salvaguardia a parte, è pronto alle geometrie variabili. Vale a dire: federalismo differenziato, se qualcuno remerà contro o non ce la farà.
Prosecco per un «passaggio storico»? «È una rivoluzione copernicana, un super risultato. Merito di Bossi, il grande ideatore di questa partita. E grazie a Calderoli che ha fatto marciare le idee». Tutta benzina elettorale per la Lega, però. Zaia non ci sta: «Lo dico non solo per gli effetti immediati, che per il mio Veneto significano un centinaio di euro in più a testa. Ora si apre quella strada delle riforme da cui non si potrà tornare più indietro». D’accordo, ma forse serve più cautela, non trova? «Guardi che questo Paese è destinato all’oblio se non segue il cammino dettato dai padri costituenti». Come, un leghista che parla dei padri costituenti? «Posso dirle dei 150 anni dell’Italia?». Certo, presidente, dica: «Einaudi diceva: l’autonomia è un diritto e quando tutti avranno la loro autonomia il Risorgimento sarà unitario».
Intanto però il pressing delle regioni sul Governo è stato decisivo, o no? «Detto che c’è sempre un cerimoniale nelle trattative, tra di noi c’erano due correnti di pensiero: chi, come me, si fidava fino in fondo della parola del Governo, e chi voleva vedere i soldi prima di dare il cammello. Alla fine ha vinto il buon senso e abbiamo fatto un buon accordo. In ogni caso, merito a tutti i miei colleghi». E l’accordo e l’astensione del Pd? «Bossi dice sempre che da soli si fa prima ma insieme si fa più strada. La casa degli autonomisti ha sempre le porte aperte, il progetto federalista non ha colori politici».
Presidente, ma davvero non si rischiano tasse? «Mentre parliamo c’è una guerra internazionale, il rating del Portogallo viene abbassato, in Siria non si sa come andrà a finire, paghiamo la bolla speculativa del 2008. Oggi dobbiamo essere squadra e comunità, a prescindere dall’estrazione politica. Quando è baldoria è baldoria per tutti, quando è fame è fame per tutti». Capisco l’appello per riforme condivise, ma queste tasse si rischiano o no? «Noi governatori non possiamo essere dei tiranni che si divertono a mettere la tassa sull’aria. Tutte le Regioni dovranno gestire con oculatezza in un giusto rapporto con chi ci ha eletti». Ci metterete la faccia, insomma. E lei abbasserà o mai azzererà l’Irap? «Ci sarà un momento per farlo, il momento non è oggi. Oggi il mio Veneto deve uscire dalla crisi e rilanciare l’export. Ma stia sicuro: abbatterò tutto quello che si potrà abbattere».
Il Sud non ama la Lega e teme fregature dal federalismo fiscale. E intanto in sanità non ha conquistato un premio per la deprivazione: proprio lei è stato il nemico numero uno. «Io l’ho detto sempre apertamente, ma ci sono altri governatori che la pensano esattamente come me. Domando: che vuol dire deprivazione? Che più sei povero, più ti ammali? È tutto da dimostrare. Possiamo avere anche una malattia da stress da partita Iva, per dire. La verità è un’altra: quando l’Agenzia delle Entrate dice che al Sud si evade di più, e per Banca d’Italia il costo della vita al di sopra del Po è del 15% più caro, capirà che quel reddito pro-capite più basso al Sud non dice niente. Se poi considero che i controlli al Sud sono assai più bassi… Allora: indice di deprivazione per chi?».
Messaggio chiaro. E se la clausola di salvaguardia del Pd per fermare il processo del federalismo se i conti non torneranno, non la teme presidente? Zaia non ha dubbi: «La vera sfida è di fare la geometria variabile, il federalismo differenziato. Immagino di avere colleghi in giro per l’Italia che magari ci guadagnano per logiche anche culturali a restare legati a doppio filo a Roma. Noi no. E parlo di una Regione che ogni anno lascia sul tappeto 17 miliardi a Roma». Auguri, governatore Zaia
Roberto Turno – ilsole24ore.com – 26 marzo 2011