Una decisione politica ancora non c’è, ma il ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, è “quasi” arrivato alla quadratura del cerchio nella complicata trattativa con le regioni per ripartire i 31 miliardi di euro di fondi europei assegnati all’Italia per il periodo 2014-2020.
Si tratta di un tassello fondamentale per presentare a Bruxelles entro aprile il testo definitivo dell’accordo di partenariato tra l’Italia e la Commissione europea in base al quale saranno spese le risorse comunitarie (a cui si aggiungono quelle nazionali) nei prossimi sette anni. «È stata una procedura complessa» ha spiegato Trigilia mercoledì sera a Bruxelles, al termine della visita ufficiale alle istituzioni europee con il premier Enrico Letta. «C’è stato un problema soprattutto per le regioni in transizione, però lo abbiamo risolto. Credo che questo nodo sia ormai superato. Gli uffici del ministero hanno fatto delle proposte, loro ne hanno fatto delle altre, ma credo che ci siamo sostanzialmente incontrati». Per evitare che le regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) perdessero risorse rispetto al periodo 2007-2013 il ministro ha chiesto alle regioni sviluppate (ex competitività) e a quelle meno sviluppate (ex convergenza) un contributo di 248 milioni di euro, la metà a carico delle regioni del Sud e l’altra metà a carico di quelle del Nord.
Sembra risolta anche la questione della suddivisione delle risorse tra programmi nazionali (Pon) e programmi regionali (Por). Preoccupavano soprattutto le regioni del Nord che – va detto – con la nuova programmazione riceveranno 7,5 miliardi di euro, il 35% in più rispetto al periodo 2007-2013.
Resta ancora aperta, invece, la partita tra le cinque regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Il ministero ha fatto una proposta di riequilibrio tra le regioni. Nella ripartizione effettuata in base agli indici di sviluppo, Calabria e Puglia sarebbero svantaggiate rispetto al passato. Trigilia ha chiesto alle altre tre un “contributo di solidarietà” di circa 570 milioni che però graverebbe per l’80% sulla Basilicata. Quest’ultima regione, in virtù della retrocessione dal gruppo in transizione a quello delle meno sviluppate, ha visto la sua dotazione di partenza più che raddoppiata. Sembra difficile che la richiesta venga accolta integralmente. Più probabile che si vada a trattative bilaterali tra regioni e ministero e a “compensazioni” su tavoli diversi dai fondi Ue, come per esempio la sanità.
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Il Sole 24 Ore – 31 gennaio 2014