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Frenata per il redditometro. Nel 2013 non sarà possibile effettuare tutti i 35mila controlli previsti

L’agenzia delle Entrate non riuscirà a effettuare i 35mila controlli collegati al nuovo redditometro programmati per il 2013. Lo ha rivelato ieri il direttore Attilio Befera intervenuto a un incontro durante il Salone nautico di Genova in cui ha illustrato anche il “nuovo corso” del Fisco verso i proprietari di barche. Per questi ultimi in futuro ci saranno meno tasse e un redditometro non penalizzante.

Il direttore dell’agenzia delle Entrate ha annunciato che non sarà possibile effettuare i 35mila controlli sul redditometro previsti per quest’anno perché «siamo già a ottobre e per partire mancano gli ultimi dettagli tecnici». In particolare, si attende l’ultimo via libera del Garante della privacy per il trattamento dei dati personali.

In effetti, l’incompatibilità del redditometro con le norme sulla privacy è stata già al centro di alcune sentenze (si veda «Il Sole 24 Ore» del 2 ottobre) che hanno sostenuto l’illegittimità di questo strumento che va oltre «l’ispezione fiscale» ledendo i diritti di riservatezza della persona e tramutandosi in un «accertamento fiscale effettuato su parametri asettici e del tutto astratti e non in un accertamento su dati concreti».

I tecnici dell’Authority guidata da Antonello Soro, in ogni caso, stanno per ultimare il lavoro di analisi sulla documentazione richiesta e sulle modalità del confronto con i contribuenti previsti dalla disciplina del nuovo redditometro e a breve (probabilmente intorno alla metà di ottobre) dovrebbero dare l’ok all’invio delle lettere (al netto di alcuni aggiustamenti che sono già stati condivisi con le Entrate).

Sotto osservazione sono finiti soprattutto due aspetti: la profilazione dei contribuenti e la qualità dei dati presenti in Anagrafe tributaria, sulla base dei quali viene ricostruita l’effettiva capacità contributiva per metterla poi a confronto con i redditi dichiarati.

Naturalmente, considerando la procedura dei controlli (si veda la scheda in alto) che richiede un doppio contraddittorio per la richiesta dei chiarimenti ai contribuenti “selezionati” a causa di scostamenti superiori al 20% tra il reddito dichiarato nel 2010 (per l’anno d’imposta 2009) e le spese certificate dall’amministrazione finanziaria, sarà impossibile completare i 35mila accertamenti programmati per quest’anno.

Befera ieri non ha fornito indicazioni sul target dei controlli e sul possibile mancato gettito derivante da questi ritardi e ha rinviato «all’anno prossimo» per un’attività di controllo più serrata.

A proposito del gettito, c’è da dire che le modifiche al meccanismo dell’accertamento sintetico di cui fa parte anche il nuovo redditometro sono state apportate dalla manovra estiva del 2010 (con il Dl 78) e la relazione tecnica a quel decreto stimava maggiori incassi per 741 milioni nel 2011, circa 709 nel 2012 e quasi 815 per il 2013, anno di debutto del nuovo strumento.

La Corte dei conti nella relazione 2012 al rendiconto generale dello Stato, d’altro canto, ha già rimarcato come pur in presenza di un incremento degli accertamenti sintetici del 2% rispetto al 2011 (sono stati oltre 37mila) si sia registrata «una drastica flessione, pari al 74%, delle relative entrate». Se nel 2010 l’Agenzia aveva incassato 148 milioni circa, nel 2011 ne ha incamerati 116, che lo scorso anno sono scesi a 30 milioni.

Mentre tendeva la mano all’industria nautica, settore con cui i rapporti non sono stati sempre facili, il direttore delle Entrate ha sottolineato che il Fisco «non ha nulla contro la ricchezza»: quel che interessa non è fare tanti controlli ma un’azione di compliance «che il redditometro deve stimolare».

Befera ha ricordato come sia cambiata la filosofia stessa dello strumento di controllo: se il vecchio redditometro individuava i beni come indice di ricchezza, il nuovo guarda alla coerenza tra spesa e reddito dichiarato. Senza penalizzare più beni “di lusso” come un tempo erano considerate le barche, a prescindere dal loro reale valore. Il confronto con i funzionari delle Entrate sarà meno traumatico: «Basta una dimostrazione logica del possesso del danaro», ha proseguito.

E anche il Fisco fa autocritica. Il direttore delle Entrate ha spiegato che sono stati avviati corsi di formazione su come deve essere svolto il contraddittorio, perché nel momento del confronto «occorre essere trasparenti, professionali, equilibrati e saper ascoltare: bisogna ricreare uno stato di fiducia tra Stato e cittadino»

Il Sole 24 Ore – 4 ottobre 2013

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