Garda, il pesce siluro fa paura. «Uccidono le specie autoctone. Sono troppi, vanno eliminati». L’esperto: «La biodiversità del lago è a rischio». Gli animalisti insorgono
Per prenderlo, il pescatore, un sub di Bussolengo dalla lunga esperienza agonistica ha dovuto lottare per un paio d’ore. Prima il colpo di fiocina, poi il difficilissimo trasporto a riva. Poi è stata usata una boa come appoggio, per poter tirar su con il mulinello il peso di quasi 80 chili. Il siluro pescato nel Garda a inizio mese non è solo un esemplare da record per il lago, con il suo metro e 80 di lunghezza.
È la «pistola fumante», la prova che questa specie può prosperare anche in un ambiente che, fino a poco tempo fa, le era considerato ostile. «Che ce ne potessero essere si sapeva, che potessero raggiungere queste dimensioni assolutamente no» sintetizza Angelo Modina, presidente dell’associazione subacquea Deep Explorers, di cui fa parte anche lo sportivo che ha catturato il pesce, Fabrizio Facchetti. La notizia ha fatto il giro dei pescatori del lago a tempo di record.
«È stato come ricevere la conferma di una preoccupazione che esiste da tempo – prosegue Modina – perché questi pesci sono voracissimi e potrebbero essere una delle cause del calo della fauna ittica autoctona del Garda». Grossi esemplari spadroneggiano da tempo sul Mincio, emissario del Benaco. Gli esperti però escludono possa risalire la corrente. «Si comportano allo stesso modo delle anguille: possono solo uscire e non entrare – spiega Walter Calicante, guardia ittica e responsabile dell’Unione pescatori sportivi del Garda Veronese – non a caso i siluri sono sempre stati trovati nelle zone poco profonde, come nel caso dell’ultimo ritrovamento, nella secca tra Bardolino e Sirmione, o vicino ai pontili. Per questo si pensa che siano stati immessi o per errore, da avanotti, o addirittura per dolo». Nulla di pericoloso, dunque? «Niente affatto perché se restano in loco e si riproducono possono prendere piede. E pescarli è difficilissimo: con le reti non ci si riesce, occorre la pesca subacquea». Che, passione di chi la pratica a parte, è costosa e pure osteggiata da parte degli animalisti irriducibili. Questi ultimi hanno scritto commenti infuocati su Facebook dove sono state pubblicate le foto della cattura.
«So che nel Mincio le battute organizzate sono diminuite – prosegue Modina – anche per questioni economiche. Quanto alle critiche, bisogna capire che la biodiversità del lago è a rischio a causa della presenza di specie aliene. Noi rispettiamo anche i siluri, ma devono vivere nel loro ambiente». Del resto, la penuria di pesce tipico del Benaco, soprattutto negli ultimi tempi, è cosa nota. Tra i grandi assenti, le «aole », in italiano alborelle. Lo sanno bene i ristoratori: «Era la tipica colazione di una volta, fritta in padella – spiega Renato Azzi del ristorante Il Porticciolo di Lazise – adesso bisogna ricorrere a quelle di mare. Ma anche i lucci sono calati. Difficile dare la colpa anche ai siluri, ma può essere una concausa… ».
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 9 agosto 2015