«Eni investe sulle raffinerie verdi a Venezia e Gela. E questo è un messaggio per l’Italia: si deve accelerare insieme. Non bisogna lacerare ma ricucire le lacerazioni nel tessuto sociale nel paese». Sceglie la raffineria Eni di Porto Marghera il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per parlare del referendum del Veneto sull’autonomia in un discorso che tiene insieme sviluppo, lavoro, innovazione e solidarietà sociale, paradigmi validi per l’industria come per la politica.
«Siamo a Venezia, la capitale del Veneto, come dice il sindaco Luigi Brugnaro – sorride Gentiloni – e guardo con rispetto e disponibilità alla discussione aperta dal referendum sull’autonomia e sono disposto a fare passi avanti. Su alcune materie, il governo è pronto ad un confronto di merito». Il premier mette così le coordinate alla disponibilità: alcune materie, non tutte le 23 chieste dal Veneto; e senza lacerare il paese, mandando fendenti a nord alle Regioni a statuto speciale e al Sud in affanno sullo sviluppo. «Si discute non dell’Italia ma di come farla funzionare meglio». E c’è un terzo confine invalicabile. «La gestione delle funzioni in autonomia sarà più efficace? Probabile – concede – Vedremo quali funzioni e a quali condizioni. Sarà un percorso complesso, che non si risolve in cinque minuti e noi siamo pronti a fare questa discussione nei limiti della nostre leggi e della Costituzione». Quindi nessuno statuto speciale per il Veneto, come ha chiesto Zaia portando in giunta poche ore dopo la vittoria referendaria un progetto di legge statale per cambiare la Costituzione e inserire nell’articolo 116 il Veneto come quinta Regione speciale. Dentro questo recinto giuridico, «il governo avrà la massima apertura», assicura Gentiloni.
Luca Zaia non ha incontrato Gentiloni ma ieri mattina ha parlato con Matteo Renzi. «Persona intelligente, capiva la stagione che stava arrivando e la prima cosa che ha fatto nel suo referendum era quella di ridurre da 23 a 9 le competenze» delle regioni, ha detto a Porta a Porta. E a Gentiloni ha risposto a mezzo agenzie di stampa. «Leggo in positivo le parole del presidente del Consiglio, non mancheremo di fare la nostra proposta nell’alveo della Costituzione – assicura – Il nostro atteggiamento sarà costruttivo nell’interesse del Veneto per risolvere lacerazioni non solo create dalla crisi ma anche da una visione odiosa della gestione del paese, vergognosamente centralista, che ha disatteso anche i dettami e i principi dei padri costituenti che avevano una visione del paese autenticamente federalista». Un apprezzamento non conciliante, che fissa le coordinate della Regione: si tratta a tutto campo. E tenendo presente che, parallelo, c’è lo scenario della proposta di legge di statuto speciale. «Non è una provocazione, ma una rivendicazione dei veneti ormai da tempo e che ogni Regione è autorizzata a chiedere attraverso un ddl di modifica costituzionale».
Un percorso diverso e parallelo, che non si intreccia con quello della trattativa. «Fa parte di una legge regionale che il Veneto reitera ogni anno – spiega – Non riguarda il referendum. La partita del referendum è un’altra». Percorsi giuridicamente diversi ma che si riverberano nella stanza di specchi dell’autonomia: competenze, statuto speciale, autogoverno fiscale parlano sempre di orgoglio veneto e identità.
Sull’identità è tornato spesso ieri, Gentiloni, all’Eni e alle Generali. «Porto Marghera è una parte fondamentale di quest’area metropolitana di Venezia, un pezzo della nostra storia», ha detto dopo la visita alla bioraffineria insieme alla presidente Eni Emma Marcegaglia e all’amministratore delegato Claudio Descalzi che ha annunciato una nuova conversione: dopo il passaggio dal petrolio al biodiesel con olio di palma con una tecnologia degli impianti che Eni sta rivendendo in tutto il mondo, ha detto Descalzi, si investiranno altri quattro miliardi per adeguare le strutture e usare olii esausti («l’olio dei fritti di McDonald’s», sorride), grassi animali e biomasse; dall’altra per la chimica verde, che però è ancora alla ricerca di un mercato. Il futuro, insomma, di una storia industriale che ha segnato il lavoro, le vite e il territorio. «Il futuro che scommette nella possibilità di non perdere l’identità mentre ci si proietta nel mondo – ha sottolineato il presidente del Consiglio – Venezia è uno dei simboli più straordinari: si sente veneziana, italiana, europea, del mondo. Innovatori e fieri dell’identità non contro qualcuno ma essendo cittadini del mondo ».
Il Corriere del Veneto – 25 ottobre 2017