Una gerontocrazia, prettamente composta da uomini, che lascia poco spazio alle donne, ai giovani e alla conciliazione della professione con vita privata. E’ la fotografia della classe dirigente italiana, scattata dall’Eurispes in una ricerca realizzata in collaborazione con Who’s Who in Italy, attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati riguardanti 5.560 individui potenti e celebri, individuati come coloro “che contano” nel nostro Paese.
L’indagine, presentata questa mattina a Roma, ha inoltre messo a confronto i risultati attuali con quelli emersi dalla ricerca sul potere in Italia pubblicata sempre dall’Eurispes nel 1992, tracciando alcune linee di tendenza che raccontano i cambiamenti e la storia della società italiana. Emerge così che gli uomini rappresentano ben l’85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne. Una percentuale che continua a rendere un’eccezione la presenza femminile nelle posizioni di potere, sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in vent’anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 a fronte del 92,2% degli uomini).
Una vera e propria gerontocrazia, quella italiana, se si pensa che in 8 casi su 10 (79,5%) a contare sono gli over 50. Il potere si concentra, infatti, soprattutto nelle mani di quanti hanno un’età compresa tra i 51 e i 65 anni (40,2%) e tra quanti hanno più di 65 anni (39,3%). Solo il 17,5% dei personaggi potenti e celebri ha tra i 36 ed i 50 anni, mentre i giovani fino a 35 anni costituiscono uno sparuto 3%. Anche confrontando i dati attuali con quelli monitorati nel 1992, i rappresentanti della classe dirigente di età inferiore ai 50 anni sono sempre una minoranza e, anzi, la loro quota è addirittura calata da uno su 4 a uno su 5. Un calo a fronte del quale si è registrato un aumento significativo degli ultra65enni, passati dal 25,2% del totale al 39,3% odierno.
Data la loro maggiore presenza numerica, l’età avanzata dei personaggi di potere italiani riguarda in misura maggiore gli uomini: gli over65 sono ben il 41,6%, a fronte del 25,8% delle donne. Nella fascia 51-65 anni lo scarto invece è del 3,1% (40,7% vs 37,6%), mentre in quella 36-50 le donne rappresentano il 29,1% contro il 15,4% degli uomini. Infine, il 7,5% del campione femminile ha meno di 36 anni, a fronte del 2,3% degli uomini. Eppure, anche nel caso della “power élite” femminile più della metà ha superato i cinquant’anni (63,4%).
Inscindibile risulta essere il binomio potere-istruzione. L’83,3% dei personaggi dalla “power elite” nostrana, infatti, ha una laurea, a fronte di un 16,7% di diplomati. I personaggi potenti e celebri non laureati appartengono soprattutto al mondo dello spettacolo e dell’arte (34%). Va però segnalato un signifcativo 27,1% di non laureati attivi in politica. La quota più elevata dei laureati è costituita invece da esponenti del mondo della cultura (30,6%), della politica (26,6%) e dell’economia(21,9%). Rispetto a vent’anni fa, inoltre, il livello di istruzione della classe dirigente italiana si è signifcativamente innalzato: i laureati sono passati dal 66,1% all’83,3%.
Le differenze di genere all’interno della classe dirigente italiana emergono anche sul fronte dell’istruzione: fra gli uomini, infatti, la quota dei laureati è più elevata che fra le donne (l’84,5% del totale contro il 75,7%). Allo stesso modo, nella classe dirigente si ferma al diploma quasi una donna su quattro (24,3%), contro il 15,5% degli uomini. Sorprendentemente, la quota dei laureati diminuisce nelle classi d’età più giovani: se gli ultra 50enni fanno registrare in media valori oltre l’80% (84,6% tra i 51 ed i 65 anni, 85,8% oltre i 65 anni), il numero dei laureati si ferma al 76,5% tra i 36-50enni con un ulteriore, forte, decremento tra i soggetti fno a 35 anni (50%). Un dato, chiarisce l’Eurispes, che si spiega con la forte presenza all’interno della “young power elite” di sportivi e protagonisti dello spettacolo, professioni alle quali tende appunto ad associarsi un livello di istruzione meno elevato.
Quanto alle materie di studio, tra i laureati uno su quattro ha frequentato la facoltà di giurisprudenza (25,6%), il 17,3% quella di lettere, il 15,3% quella di Economia, il 10,9% ingegneria o architettura, il 9,9% medicina, il 7,8% scienze politiche. Come nel resto della popolazione, fra le donne è decisamente più alta che fra gli uomini la quota di laureate in lettere e altre discipline umanistiche (32,3% contro 15,1%); mentre gli uomini più spesso risultano essere laureati in ingegneria e architettura (11,8% contro 4,5%), medicina (10,6% contro 5,3%), giurisprudenza (26,2% contro 21,8%), economia (15,8% contro 11,5%).
ItaliaOggi – 10 novembre 2012