I temi bollenti, Imu e Iva in primo luogo, saranno risolti a fine agosto, quando si inizierà a mettere mano anche alla legge di Stabilità. In questo momento il clima è già troppo surriscaldato, non è il caso di aggiungere benzina sul fuoco. Ma il Consiglio dei ministri di questa settimana, anticipato a giovedì 8, non si limiterà a sbrigare «pratiche correnti», avrà comunque da affrontare un argomento delicato sia dal punto di vista politico che da quello dei conti pubblici: la stabilizzazione di una quota di precari nella pubblica amministrazione. Il ministro Giampiero D’Alia, per la verità, evita accuratamente di usare la parola stabilizzazione ma di procedure concorsuali per l’inserimento dei precari nei limiti delle risorse disponibili..
CORSIA PREFERENZIALE «Non ci sono stabilizzazioni, ma procedure concorsuali per l’inserimento dei precari nella Pa nei limiti delle risorse disponibili», ha replicato qualche giorno fa alle polemiche sollevate dall’ex ministro, nonché capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta. Al di là delle parole, il provvedimento messo a punto (e che ieri fino a tarda sera è stato oggetto di esame accurato tra gli uffici legislativi della funzione pubblica e quelli della presidenza del Consiglio) potrebbe rappresentare la svolta nella vita di moltissimi precari da anni alle dipendenze di uffici pubblici, centrali o locali che siano.
Nei prossimi concorsi, infatti, ci potrebbero essere quote riservate fino al 50% per i precari che abbiano svolto almeno tre anni di contratti (a termine, di collaborazione, a progetto) nei vari uffici della Pa nell’ultimo quinquennio (esclusi i precari impiegati negli «uffici di diretta collaborazione degli organi politici»). Potranno bandire i concorsi gli enti la cui spesa per il personale non supera il 50% delle spese correnti. Nonostante le riluttanze del ministero dell’Economia, c’è da dire che nel pubblico impiego è ormai dal 2008 che vige il blocco del turnover, tanto che uno dei pochi capitoli all’interno della spending review che ha dato dei frutti (rapporto 2013 sulla spesa dello Stato, diffuso dalla Ragioneria generale la settimana scorsa) è proprio quello relativo alle politiche di contenimento del personale della pubblica amministrazione: i redditi da lavoro pagati ai dipendenti pubblici delle amministrazioni centrali si attestano a 85 miliardi e mezzo, in calo dell’1,52% rispetto al 2012 (a fronte di un aumento complessivo della spesa pubblica corrente del 2,75%).
Il problema, piuttosto, resta quello del censimento dei precari pubblici. Il termine del relativo monitoraggio dal 30 giugno è slittato al 30 settembre (per il comparto sanità è fine novembre). Per cui la platea resta in un range che va dai 250.000 ai 320.000. Il pacchetto pubblici dipendenti conterrà anche le norme che consentiranno la gestione degli esuberi con la mobilità tra un ente e l’altro e prepensionamenti in deroga alle norme introdotte dalla riforma Fornero sulla previdenza.
Sul tavolo del prossimo consiglio dei ministri, oltre a norme sui beni culturali e al pacchetto sicurezza con norme sul femminicidio e sullo stalking , potrebbe approdare anche il cosiddetto decreto del Fare bis, con due piatti forti: agevolazioni per i mutui prima casa; alleggerimento del trattamento fiscale per i mini-bond che verrebbero allineati ai titoli di Stato (12,5%) . Nel primo caso si punta a dare uno stimolo al settore dell’edilizia in forte crisi, nel secondo a rendere più appetibili i nuovi strumenti di raccolta per le imprese.
Giusy Franzese – Il Messaggero – 6 agosto 2013