Il glifosato viaggia a gonfie vele verso una nuova autorizzazione all’uso in tutta Europa per altri 15 anni. Il diserbante più usato al mondo ha passato infatti un esame fondamentale, quello che la Commissione Europea aspettava prima di prendere la sua decisione. Un panel di esperti dell’Echa, l’agenzia per le sostanze chimiche dell’Unione, ha infatti concluso che il glifosato non può essere considerato cancerogeno né genotossico. Echa sottolinea che il parere si limita alle sole proprietà della sostanza, senza analizzare gli eventuali rischi legati all’esposizione. Si tratta di un inciso molto importante perché si ritiene che le categorie più a rischio siano gli stessi agricoltori che utilizzano il prodotto e i cittadini che abitano in prossimità dei campi. I rischi da esposizione sono però molto difficili da misurare e da valutare.
Battaglia a colpi di pareri. L’Echa ha confermato quel che già si sapeva, cioè che la sostanza è pericolosa per gli occhi ed è in grado di causare danni a lungo termine alla fauna acquatica. La vera partita, però, si giocava sul presunto potenziale cancerogeno. Il fischio d’inizio risale al marzo 2015 quando lo Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell’Oms, ha classificato il glifosato come potenziale cancerogeno. In particolare, secondo lo Iarc l’erbicida potrebbe causare il linfoma non-Hodgkin. Appena otto mesi più tardi l’allarme è stato smentito dall’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare.
Secondo Efsa è “improbabile” che il glifosato possa provocare il cancro. Due conclusioni opposte che si spiegano con due metodi diversi. Mentre lo Iarc ha analizzato i prodotti “a base di glifosato” che contengono anche altri principi attivi, Efsa si è concentrata esclusivamente sulla molecola del glifosato. Non è un caso che, pochi mesi più tardi, Efsa abbia messo al bando tutti i diserbanti a base di glifosato che contenevano anche le Poe-tallowamine, delle sostanze considerate tossiche per l’uomo.
Alla smentita dell’Efsa si è aggiunta quella dell’Oms e della Fao che nel maggio 2016, in uno studio congiunto hanno escluso la sua tossicità. Oms e Fao hanno analizzato gli effetti del glifosato assunto attraverso l’alimentazione senza riscontrare alcun effetto genotossico. Pochi mesi prima Efsa aveva, comunque, introdotto per la prima volta un DAR, cioè una dose massima consentita che può essere ingerita in un giorno.
E adesso che succede?
L’Echa ha preso in considerazione tutti questi studi, più le ricerche condotte dall’industria. Ecco perché il suo parere avrà un peso notevole sulla decisione che dovrà prendere l’Europa.
Come tutti i pesticidi, infatti, il glifosato è soggetto ad autorizzazioni a tempo. Spesso accade infatti che dopo un’autorizzazione, nuovi studi scientifici cambino le carte in tavola. In questo modo l’Europa ha sempre l’occasione per rivedere le proprie scelte. La prima autorizzazione al glifosato risale al 2002 e valeva 10 anni. Di fatto, dal 2012 l’autorizzazione di questo erbicida è in bilico. L’ultima proroga scadrà il 31 dicembre 2017. Entro quella data la Commissione Europea dovrà decidere se rinnovare l’autorizzazione per altri 15 anni. Dopo il parere dell’Echa, il rinnovo sembra molto probabile.
Ogni stato membro, però, è libero di vietare o limitare l’uso di pesticidi nel proprio territorio. Una prerogativa che l’Italia ha sfruttato, vietando l’uso dei prodotti a base di glifosato in parchi, giardini pubblici, aree giochi e cortili interni di scuole e ospedali. Il decreto del ministero della Salute proibisce anche agli agricoltori di irrorare il diserbante prima della raccolta e vieta le nuove immissioni in commercio di prodotti a base di glifosato.
Perché è così importante. (…)
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16 marzo 2017