Il Corriere della Sera. Guardando la curva delle somministrazioni potremmo assimilarla a una piramide rovesciata, rispetto al grafico dei mesi invernali. Perché la campagna vaccinale ha invertito la tendenza. Si somministrano più richiami che prime dosi e questo andamento è ritenuto accettabile dalla struttura commissariale perché non si sta riducendo il volume quotidiano di punture, che resta attorno alle 550mila, superiore al target delle 500mila stabilito come soglia minima dal generale Francesco Figliuolo. Il sorpasso è avvenuto il 21 giugno ma è diventato strutturale in questi giorni in cui i nuovi vaccinati, che ricevono ora la prima puntura, si stanno man mano riducendo fino al valore più basso di tre giorni fa.
L’11 luglio 54mila nostri connazionali hanno ricevuto la prima dose rispetto ai 351mila circa che hanno ricevuto il richiamo. Su 8 vaccinandi, negli hub, solo uno ha arricchito la contabilità dei nuovi aderenti alla campagna per raggiungere l’obiettivo dell’80% dell’immunità di gregge fissato a fine settembre. Era inevitabile che questo avvenisse. Perché stanno andando a richiamo in questi giorni gli italiani che hanno avuto la prima dose nella prima metà di giugno, quando la campagna vaccinale ha avuto l’impennata delle oltre 600mila punture quotidiane. Quel che però ha contribuito davvero a far scendere il numero delle prime dosi, forse al di là delle previsioni, è la nuova ricomposizione delle agende vaccinali da parte di alcune regioni. Ai primi di luglio alcune, tra cui Lazio, Campania, Emilia Romagna, Toscana e Puglia si sono accorte che le forniture erano più basse del preventivato, con una riduzione del 5% rispetto a giugno per i vaccini a Rna messaggero, gli unici ammessi dal ministero della Salute per gli under 60. Avendo costruito quella programmazione a giugno, quando erano ammessi per questa fascia d’età anche i preparati a vettore virale come AstraZeneca e J&J, alcune regioni sono andate in difficoltà e si sono trovate costrette a posticipare le prime dosi per garantire i richiami, che invece sono vincolati in una forchetta tra i 21 e i 42 giorni per conservare l’efficacia sulla copertura dal Covid. Lo slittamento delle prime dosi però pone qualche criticità. Ed è correlato anche a una lieve flessione delle nuove adesioni. Le prenotazioni, si stanno man mano riducendo.
Sorpasso consolidato
Sono ormai 22 giorni che il numero di seconde dosi è maggiore delle prime
Siamo entrati in una fase diversa della campagna in cui c’è bisogno di persuadere chi ancora non si è vaccinato. Nella fascia tra i 20 e i 40 anni, segnalano fonti, le adesioni stanno rallentando troppo in fretta. E l’impatto della variante Delta sui giovanissimi inevitabilmente preoccupa il ministero e il Comitato tecnico-scientifico. Non gioca a favore il particolare momento dell’anno. Molti giovani stanno rimandando la vaccinazione dopo l’estate per evitare di doversi sottoporre a puntura nel mese di agosto. Sfugge invece la particolare resistenza di alcune categorie, come il personale scolastico: ci sono 200mila addetti del comparto non ancora coperti anche se potrebbe essere un numero sovrastimato. Figliuolo ha chiesto alle regioni entro il 20 agosto di fornire un’analisi qualitativa di questa categoria distinguendo tra diffidenti no-vax e impossibilitati per particolari condizioni fisiologiche. Perché alcune regioni segnalano che il 15% della platea non ancora coperta sia un dato non veritiero. Molti, tra gli insegnanti, si sono prenotati per fascia d’età pur avendo una corsia preferenziale sulle piattaforme. Certo è che nella fascia 50-59 anni il 27% della platea non ha avuto la prima dose. Tra i 60 e i 69 il 19% circa, tra i 70 e i 79 il 13,4%. Il 7,4% tra gli over 80. In valore assoluto 5 milioni di italiani.