Ma non è tutto così facile, soprattutto dentro la mega-maggioranza di Draghi e – verrebbe da dire – nonostante la mega-maggioranza. Perché, certo, anche il Pd si è già schierato a favore di una decisione come quella di Macron. Al momento a parlare sono state “fonti del Nazareno” e qualche singola personalità come Alessia Morani e l’ex ministra Paola De Micheli, ma il segnale verso Palazzo Chigi è partito. E però nelle stesse ore c’è anche il messaggio in bottiglia di Matteo Salvini che alla domanda autoformulata su Twitter si è risposto “Non scherziamo”. Il leader della Lega – che tra rinvii, mezze risposte e temporeggiamenti non si è ancora capito se ha fatto almeno la prima dose – ha dovuto subito marcare stretta l’alleata-concorrente Giorgia Meloni che ha parlato di decisione “raggelante” di Macron e di “follia anticostituzionale”. Ma a differenza di Salvini ha l’agio di essere all’opposizione, se il presidente del Consiglio Mario Draghi dovesse decidere a favore di questa opzione.Il tema è più che dibattuto, anche tra le associazioni di categoria. Per esempio per Fipe-Confcommercio potrebbero esserci effetti negativi sui ristoratori, mentre Federalberghi già esulta per un provvedimento che sarebbe “sacrosanto”. Non poteva fare eccezione, poi, nella divisione tra pro e contro, la squadra dei presidenti di Regione. Quello della Liguria Giovanni Toti lo preferisce di gran lunga all’eventuale adozione di altre misure restrittive. Favorevole anche il Lazio, con l’assessore alla Salute Alessio D’Amato. Il governatore lombardo Attilio Fontana frena a secco e tira in causa un tema (vero) di privacy. Scettico anche il presidente del Veneto Luca Zaia: “Mah, è come dire che i vaccini sono obbligatori. È una scelta che deve essere valutata attentamente e non con superficialità. Bisogna anche tenere conto che noi ora non abbiamo vaccini per tutti. Quindi, di fronte ad una costrizione più o meno diretta dovremmo essere in grado di garantire a tutti la vaccinazione. Così non è, purtroppo. Ma c’è un altro ostacolo, che noi abbiamo già sperimentato. In Veneto siamo stati richiamati dal garante della Privacy perché chiediamo il green pass per entrare in ospedale. C’è anche questo profilo da tenere in considerazione. E poi, se c’è chi rivendica la libertà di non vaccinarsi, c’è anche chi è già vaccinato e adesso rivendica più libertà. Sembra un gioco di parole, ma noi dobbiamo stare attenti a tenere comportanti coerenti. Se diciamo che con la vaccinazione possiamo tornare ad una vita quasi normale, non possiamo poi mettere troppi ostacoli se non quelli dettati dalle giuste norme di prevenzione”.Gli argomenti si intrecciano con una valutazione complessiva che il Governo farà su altre misure in scadenza, come lo stato di emergenza che terminerebbe a fine luglio ma potrebbe subire una proroga. Nonostante il dibattito e varie ipotesi, non si attendono decisioni nelle prossime ore, ma verranno fatte valutazioni a giorni – non si può escludere un incontro con il Cts nelle prossime ore – ed è difficile che una decisione possa essere presa prima del prossimo monitoraggio di venerdì, alla luce dei dati su vaccini e contagi. Che potrebbe riservare sorprese. “Già fra 4 o 5 giorni, se osserveremo dei picchi nelle città dove ci sono stati comportamenti a rischio, vedremo se con i festeggiamenti per la vittoria agli Europei abbiamo rischiato troppo”, spiega Sergio Abrignani, membro del Cts, mentre in Sardegna la variante Delta fa segnare una preoccupante diffusione soprattutto tra i giovani.
Sul tema del pass restano di sicuro una serie di nodi da sciogliere, come quello della costituzionalità, appunto, oltre ai problemi di privacy che ne scaturirebbero e che poi andrebbero presi in esame dal Garante. Ma con il dibattito già in corso sull’eventuale aggiornamento dei parametri per l’assegnazione dei colori alle regioni, che con la crescita di contagio rischiano di finire in giallo, a spingere sul provvedimento però è la necessità di raggiungere al più presto l’immunità di gregge e convincere gli indecisi del vaccino. Un’altra questione aperta è quella dell’allineamento all’Europa sul certificato, che nel nostro Paese si riceve due settimane dopo la prima vaccinazione ma in Ue è valido solo dopo la seconda dose.
Il Fatto Quotidiano