Il leader del Movimento 5 Stelle, durante un comizio a Brindisi, propone la sua ricetta per uno “Stato con le palle”: “Le aziende devono essere di chi lavora”. E ribadisce perché è sceso in campo: “Potevo starmene a casa, ma non potevo fare il pensionato mentre il mondo va allo sfacelo”
I sindacati sono vecchi. Dunque, meglio eliminarli. E’ questa la ricetta di Beppe Grillo per uno “Stato con le palle”, come lui stesso lo definisce in un comizio a Brindisi. “Sono una struttura vecchia come i partiti – sostiene il leader del Movimento 5 stelle -, le aziende devono essere di chi lavora”.
Grillo ha poi ribadito le motivazioni della sua discesa in campo. “Potevo starmene a casa mia, ma non me la sentivo di fare il pensionato a 65 anni mentre il mondo va allo sfacelo. Non sono un leader, noi non siamo un partito con un leader e non sono candidato”. Brindisi è la prima tappa del tour elettorale di Grillo in Puglia. Appena arrivato in piazza Mercato, ha fatto allontanare i giornalisti che si erano raggruppati a ridosso del palco in un’area transennata e poi ha iniziato il suo comizio: “Molti si chiedono chi me lo fa fare, me lo fa fare un sogno“. “Se ci voterete in Parlamento – ha aggiunto – ci andranno molte donne, almeno il 55 per cento. Non saranno donne siliconate ma donne che crescono i loro figli”.
Secondo Grillo qualsiasi governo dovesse emergere dal dopo-elezioni “durerà sette-otto mesi” senza il Movimento 5 Stelle. “Se non andiamo noi al governo c’è il rischio che ci vadano gli estremisti di destra o di sinistra, noi andiamo con una penna a fare la nostra rivoluzione”. E ha ribadito la diversità del Movimento rispetto agli schieramenti tradizionali: “Noi vogliamo la democrazia, non abbiamo idee né di destra né di sinistra ma idee e basta”.
Il comico genovese ha detto la sua anche sulla situazione di tensione in Africa: “Io voglio decidere attraverso un referendum per dire sì o no al Mali, è questa la via. Perché poi arrivano le ritorsioni e ci mettono a rischio di attentati”. “Stiamo di nuovo entrando per missioni di pace in guerra – ha aggiunto -, siamo un impianto logistico per i francesi che bombardano il Mali. Noi abbiamo l’articolo 11 della Costituzione che ci impedisce di fare questa cosa”.
Il Fatto quotidiano – 20 gennaio 2013