I dati Bankitalia. Il Veneto è la regione più colpita dalla crisi. Ma ora si vedono segnali di miglioramento
di Barbara Ganz. Una regione che ha sofferto più di altre – complessivamente, per il Nord Est, dal 2007 al 2013 una perdita di 8 punti percentuali di Pil, due in più del Nord Ovest – anche per la sua specializzazione manifatturiera, ma che mostra segnali incoraggianti. «Il calo dell’attività produttiva si è arrestato alla fine dello scorso anno e nei primi mesi del 2014 sono emersi alcuni segnali di ripresa, in particolare nel comparto manifatturiero dove l’attività è stata sostenuta da un miglioramento degli ordini interni e dal consolidamento della domanda estera», si legge nel report sull’economia regionale presentato a Venezia dalla Banca d’Italia.
«Dopo nove trimestri di caduta dei livelli produttivi, la discesa è finita», sintetizza Maurizio Trifilidis, direttore della sede veneziana. Ma le condizioni per agganciare la ripresa sono molte. Nella media del 2013 la produzione manifatturiera ha ristagnato (-0,3%), penalizzata dalla debolezza della domanda interna. Le imprese esportatrici hanno registrato andamenti più favorevoli (+2,8% le vendite all’estero). Gli investimenti sono rimasti al palo (-10,4%), e hanno risentito dell’incertezza sull’evoluzione del quadro congiunturale e delle condizioni di offerta di credito ancora selettive. Le prospettive di investimento per il 2014 rimangono caute, ma potrebbero risentire positivamente del consolidamento della fase di ripresa e dell’allentamento delle condizioni di offerta di credito.
Il riflesso della situazione generale sulle famiglie ha visto nel 2013 una diminuzione del reddito disponibile che ha depresso i consumi e gli acquisti di abitazioni. Le condizioni del mercato immobiliare residenziale sono rimaste negative, con prezzi nominali (-4,1%) e transazioni (-8,4%) in calo.
Il comparto delle costruzioni – spiegano Massimo Gallo e Andrea Venturini, della divisione analisi e ricerca economica territoriale – resta quello nella situazione più critica con un’ulteriore diminuzione lo scorso anno dei livelli di attività (-6,6%), sia nel comparto delle opere pubbliche (-9,0%), che continua a risentire della debolezza della spesa degli enti locali, sia in quello privato, dove il calo degli investimenti è stato in parte attenuato dagli incentivi governativi alla riqualificazione abitativa.
Anche i servizi hanno pagato il conto della riduzione dei consumi delle famiglie: a iniziare dal commercio (vendite al dettaglio -2,2%) e dal comparto turistico che ha registrato una debole crescita delle presenze dall’estero (+1,2%) insufficiente a compensare la marcata riduzione di quelle dei turisti italiani (-6%).
Infine l’occupazione, che ha fatto segnare -2,6%, in particolare tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato; il tasso di disoccupazione è aumentato raggiungendo i valori massimi degli ultimi venti anni (7,6%).
«Il messaggio principale che possiamo trarre dal rapporto di Banca d’Italia sul Veneto – tira le somme Roberto Zuccato, presidente regionale degli industriali – è che, finalmente, si inizia a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel, ma che manca ancora molta strada per riprendere i livelli pre-crisi. È oramai chiaro a tutti che la recessione di questi anni non è stata una crisi congiunturale come altre, ma la fase più acuta di un processo di transizione ancora in corso, il cui approdo finale non è ancora definito. Anche per questo non possiamo allentare l’attenzione, pensando che la svolta sia dietro l’angolo. Dobbiamo invece tutti – imprese, istituzioni, università, finanza – aumentare l’impegno per creare nel nostro territorio le condizioni per una crescita sostenibile, alla base della quale non potrà che esserci un’industria sana e competitiva».
Il Sole 24 Ore – 19 giugno 2014