Una Usl della Pianura Veronese che unisca i poli ospedalieri di Legnago, San Bonifacio e Villafranca, per garantire ai cittadini una sanità di prossimità e di qualità. È la proposta avanzata ieri dalla conferenza dei sindaci dell’Usl 21 capeggiata dai primi cittadini di Legnago e Cerea, Clara Scapin e Paolo Marconcini, per entrare a gamba tesa sulla riforma della sanità veneta (vedi articolo in alto), in discussione in consiglio regionale, che prevedrebbe il mantenimento di un’unica azienda ospedaliera centralizzata a Verona per tutto il territorio provinciale.
I sindaci del Basso Veronese non ci stanno e ne chiedono due, una a nord e una a sud, per paura che nel loro territorio i servizi vengano depotenziati. «Non bisogna ragionare per provincia, ma per flussi di persone – spiega Scapin – l’ospedale di Legnago, per esempio, è un punto di riferimento anche per chi abita nel Rodigino e nel Basso Padovano. Uno spostamento di servizi, risorse e investimenti verso Verona si ripercuoterebbe su tantissime famiglie, nonché su tutti coloro che lavorano nell’orbita nell’Usl 21, oltre duemila persone». Insomma, all’orizzonte i sindaci intravedono un aumento del dislivello tra nord e sud. «Capoluogo, Lessinia e lago – evidenzia Marconcini – sono territori già ampiamente soddisfatti in termini di sanità, tra azienda ospedaliera integrata e strutture private. Qui da noi, nonostante la perdita di servizi e la riconversione di ospedali come Nogara, Zevio e Bovolone, siamo riusciti a conseguire importanti risultati. Quella di unire gli ospedali di Legnago, San Bonifacio e Villafranca ci sembra una proposta fattibile per continuare a dare importanti risposte ai cittadini».Questo, naturalmente, di pari passo con investimenti adeguati. «Vogliamo mantenere l’Usl anche per essere liberi di decidere come spendere le nostre risorse – conclude Scapin – senza ricevere diktat da Verona».
Michele Buoso – Il Corriere del Veneto – 9 settembre 2016