
Il balletto dell’ospedale. Da Padova Ovest al Cus, dall’Allegri a Est per poi tornare nuovo su vecchio: 13 anni di indecisioni, litigi e cambi di area
Avanti, c’è posto. Tanto ormai, provando un po’ a sorridere su un tema che invece andrebbe affrontato con la massima serietà, sembra che valga tutto. E, ovviamente il contrario di tutto.
Più passa il tempo e più la collocazione del nuovo ospedale di Padova resta un’incognita. A tal punto che, in quest’annoso (e noioso) dibattito che si ostina ciclicamente a ripartire dal via da almeno il 2004, tornano in ballo aree già proposte e scartate da tempo per motivi validi e meno validi.
Prima però di mettere in fila le nove (nove!) zone che potrebbero ospitare il futuro polo medico sanitario della città del Santo, che peraltro diventano dieci con l’ipotesi di rifare il nosocomio in via Giustiniani se non dodici con un paio di suggestioni di cui parleremo più in là, va ricordato l’unico elemento certo. Cioè che, dato che le amministrazioni pubbliche sono solite esprimersi con atti ufficiali e non con annunci che si rimpallano sulle pagine dei giornali, l’ultima volta che tutti gli attori istituzionali coinvolti nella partita (Regione, Azienda Ospedaliera, Iov, Università, Comune e Provincia) si sono seduti attorno allo stesso tavolo risale a più di un anno e quattro mesi fa: il 7 giugno del 2016. E l’incontro, convocato a Palazzo Balbi a Venezia dal governatore del Veneto Luca Zaia, si era addirittura concluso con la stesura di un cronoprogramma, che prevedeva la pubblicazione del bando di gara a marzo 2018 e l’inizio dei lavori a ottobre 2019.
L’area che pareva aver messo (chi più chi meno) tutti d’accordo era quella di Padova Est, alle spalle della Kioene Arena di San Lazzaro, che il Comune avrebbe dovuto mettere gratuitamente a disposizione della Regione. Poi però, a causa della sfiducia patita dall’ex sindaco Massimo Bitonci e del conseguente commissariamento del Municipio per sette mesi, l’iter si è arenato. Da allora non c’è stata più alcuna riunione. Se non altro perché il neo primo cittadino Sergio Giordani, nonostante la netta contrarietà del presidente Zaia e del rettore del Bo Rosario Rizzuto (e dei tecnici che hanno visionato i progetti), resta convinto che sia possibile ricostruire l’ospedale lì dove si trova da quasi duecentocinquant’anni. Pare evidente infatti che Giordani e il suo vice Arturo Lorenzoni, dopo la lunga campagna elettorale, si siano incartati sulla vicenda.
«Entro tre mesi dalla mia elezione – aveva assicurato il sindaco – farò una scelta definitiva». Una promessa che, oltrepassati i primi cento giorni sulla poltrona più alta del Comune, è stata di recente posticipata: «Deciderò entro Natale». Nell’attesa, sperando che si tratti del Natale di quest’anno, ecco l’elenco delle aree ripetutamente prese in esame e di quelle che, a pensarci bene, potrebbero esserlo a breve.
La prima è quella di Padova Ovest, in corso Australia di fronte allo stadio Euganeo, oggetto di ben due accordi di programma, l’uno firmato nel 2010 da Flavio Zanonato e Giancarlo Galan e l’altro nel 2013 da Ivo Rossi e lo stesso Zaia.
La seconda è quella di Padova Est, indicata da Bitonci e condivisa dal governatore.
La terza è quella dell’aeroporto Allegri, sponsorizzata dal presidente della Provincia Enoch Soranzo e dal sottosegretario Barbara Degani, che poi sono gli stessi che hanno a più riprese rilanciato la quarta, ovvero quella dell’ospedale di via dei Colli.
La quinta è quella della curva Boston, all’altezza delle nuove bretelle per Selvazzano e per Abano.
La sesta è quella a fianco del capolinea del tram alla Guizza.
La settima, che come si ricorderà è stata presa in considerazione soltanto per qualche settimana, è quella degli impianti sportivi del Cus in via Corrado.
L’ottava è quella di Saonara, lungo la Strada dei Vivai.
La nona è quella vicina all’Agripolis di Legnaro.
E la decima, già proposta nel 2014 da Bitonci, bocciata dai tecnici della Regione e dell’Università e oggi ripresa dal sindaco Giordani, è quella di via Giustiniani, che prevede il rifacimento dell’ospedale al posto di quello attuale.
Ma il toto-area, se vogliamo proprio dirla tutta, non finisce qui. C’è infatti qualcuno che pensa che la Fiera, visto lo stato non certo roseo in cui si trova, abbia ormai esaurito le sue funzioni. E allora, ci si chiede, perché non dar vita a un nuovo polo medico-sanitario al posto dei padiglioni di via Tommaseo, sfruttando in altezza una superficie dove non c’è verde da tutelare? Infine, c’è pure un’altra ipotesi. Se non altro perché, prendendo per buona (come qualcuno fa per Saonara e Legnaro) l’idea di costruire il nuovo ospedale fuori città, potrebbero essere valutate anche alcune aree situate in altri Comuni della cintura urbana. Come, ad esempio, Albignasego, Selvazzano e chissà quali altri. Insomma, venghino signori, venghino.
Davide D’Attino – Il Coriere del Veneto – 11 ottobre 2017