Il cda di Parmalat, sulla base anche delle valutazioni di Goldman Sachs, ritiene che il prezzo giusto per la società nell’Opa lanciata dai francesi del colosso Lactalis – controllato dalla famiglia Besnier – potrebbe arrivare fino a 3,17 euro per azione.
Per questa ragione, il prezzo di 2,6 euro offerto dai francesi non può essere considerato “congruo”. Lo sottolinea la società nel cosiddetto documento che il cda ha diffuso oggi dopo il via libera di Consob.
La nota del cda di Parmalat, un documento di 26 pagine, spiega che al prezzo di 2,6 euro per azione, Goldman Sachs «non può dichiarare il corrispettivo congruo e che, quindi, non rilascia la fairness opinion». Goldman Sachs, nella sua analisi ha utilizzato una serie di metodologie: i flussi di cassa attualizzati, i multipli applicati a operazioni nel settore food & beverage e i premi impliciti pagati in offerte pubbliche di acquisto precedenti rispetto ai corsi di Borsa. Inoltre sono stati considerati i multipli di mercato di società comparabili, i target price degli analisti sul titolo di Collecchio, e le quotazioni di Borsa in diversi momenti temporali.
Sulla base di queste valutazioni, il cda di Parmalat, «anche con il supporto del consulente, ha individuato gli intervalli di valorizzazione risultanti dall’applicazione di ciascuna di tali metodologie». Nel dettaglio per quel che riguarda la metodologia del discounted cash flow, «l’intervallo è ricompreso fra 2,53 euro e 3,1 euro; per quanto attiene la metodologia dei multipli di operazioni selezionate, l’intervallo é ricompreso tra 2,56 e 3,17 euro; infine, per quanto riguarda la metodologia dei premi impliciti in offerte pubbliche di acquisto precedenti, l’intervallo è ricompreso tra 2,71 e 3,14 euro».
Per il cda di Parmalat ne consegue che «tenuto conto del posizionamento del corrispettivo rispetto a tali intervalli, il consiglio di amministrazione ritiene che il corrispettivo non sia congruo in quanto, per le prime due metodologie, tale corrispettivo è appena superiore al valore minimo individuato e, per l’ultima metodologia, il corrispettivo è addirittura inferiore al valore minimo individuato». La conclusione è che «il corrispettivo offerto non rappresenti il valore del capitale economico di Parmalat nel contesto di un’operazione di presa di controllo». (Il Sole 24 Ore Radiocor – 20 maggio 2011)