Il nuovo Parlamento muove i primi passi. A partire è il Senato, dove oggi dalle 14,30 inizieranno le operazioni di accoglienza e registrazione dei senatori. A Montecitorio, invece, si comincerà domani mattina. Passaggi preliminari che porteranno venerdì prossimo all’apertura della XVIII legislatura con la prima riunione delle Camere, nel corso della quale si inizierà a delineare il profilo del nuovo Parlamento, con l’elezione dei presidenti, dei comitati di presidenza, delle giunte per la verifica dei poteri. Fino, almeno per restare al calendario più immediato, alla costituzione dei gruppi.
Matricole e veterani
Neoeletti e veterani in fila per il riconoscimento, la foto e il rilascio del tesserino parlamentare. Il primo ad aprire i battenti è il Senato, che da questo pomeriggio darà il via alle operazioni di accoglienza. I senatori dovranno presentarsi a Palazzo Madama, con il telegramma di convocazione e un documento d’identità: lì verranno indirizzati dai commessi parlamentari verso la sala Caduti di Nassirya, dove sono state allestite alcune postazioni per la registrazione e le foto.
I funzionari di Palazzo Madama provvederanno a raccogliere le informazioni su ciascun senatore (da quelle anagrafiche alla professione) e risponderanno alle prime domande. In quella sede i parlamentari potranno anche acquisire i primi documenti sul funzionamento del loro nuovo posto di lavoro e avere informazioni di maggior dettaglio su ciascuno dei servizi di cui si compone il Senato.
Sarà poi la volta della foto, che verrà salvata in diversi formati perché servirà per il tesserino parlamentare, per il passaporto (senatori e deputati hanno diritto a un passaporto che si avvicina a quello diplomatico, anche se non assicura tutte le garanzie previste da quest’ultimo) e per altri servizi del Senato.
La foto servirà anche per preparare una sorta di portfolio da consegnare ai commessi parlamentari, che, come da tradizione, fin dai primi giorni dovranno cercare di mandare a memoria i volti dei senatori, così da riconoscerli all’impronta, evitando di chiedere loro di mostrare il tesserino parlamentare. Procedura che, ovviamente, riguarderà soprattutto i neoeletti.
Le operazioni di accoglienza e registrazione si ripeteranno fino a sabato prossimo: da domani fino a venerdì si svolgeranno dalle 9 alle 20,30, mentre sabato si chiuderà alle 14,30.
A Montecitorio la trafila sarà la medesima, ma si inizierà domani a mezzogiorno presso la sala del Mappamondo e si andrà avanti fino al 27 marzo dalle 9 alle 20,30. Dopodiché, per i ritardatari ci sarà comunque la possibilità di registrarsi, fare la foto e acquisire informazioni e documenti necessari, anche se dalla sala del Mappamondo ci si sposterà al Centro servizi, sempre all’interno della Camera.
La prima seduta
La nuova legislatura debutterà venerdì, quando si riuniranno le assemblee di Montecitorio e di Palazzo Madama. Da quel momento inizieranno una serie di passaggi, tutti scanditi dai regolamenti delle due Camere. In particolare, per il regolamento del Senato l’avvio della legislatura rappresenterà anche l’entrata in vigore delle nuove disposizioni approvate a fine dicembre (si veda l’articolo a fianco).
Gli adempimenti sono simili in entrambi i rami del Parlamento, seppure con tempistiche diverse . Dopo la costituzione dell’ufficio di presidenza provvisorio e la convocazione della giunta provvisoria che deve “certificare” i movimenti legati a parlamentari con più opzioni (per esempio, se eletti i diversi collegi), si passerà all’elezione del presidente dell’Assemblea.
Alla Camera, per la prima votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti. Nel caso le urne non diano il responso, per il secondo e terzo scrutinio è necessaria la maggioranza dei due terzi dei voti, tra i quali vengono computate anche le schede bianche. Dopo la terza votazione, è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti.
Più scadenzata la procedura del Senato, dove il regolamento indica anche la tempistica delle votazioni: venerdì ci saranno le prime due, che richiedono la maggioranza assoluta dei voti dei componenti di Palazzo Madama. Se dai primi due scrutini non uscirà alcuna indicazione, ci si riproverà sabato e in quel caso sarà necessaria la maggioranza assoluta dei voti dei presenti e saranno computate anche le schede bianche. Se anche dopo la terza votazione sarà “fumata nera”, allora, sempre sabato, si procederà al ballottaggio fra i due candidati che nella votazione precedente avranno ottenuto il maggior numero di voti.
Una volta designato il presidente, le Camera potranno eleggere l’ufficio di presidenza ed entro domenica (lunedì al Senato) procedere alla costituzione dei gruppi parlamentari.
Le matricole. Alle prime armi il 35% dei deputati e il 30% di senatori
Un debuttante su tre «digiuno» di politica
Quello uscito dalle urne del 4 marzo è sicuramente un Parlamento dal volto nuovo ma, in parte, anche “alle prime armi”. Circa un terzo degli eletti non ha “precedenti” politico-istituzionali. In particolare, il 35% dei nuovi deputati fin qui non hai mai ricoperto un incarico politico a livello nazionale, locale o europeo. E la percentuale si abbassa solo leggermente tra i senatori (30%). Un fenomeno che è particolarmente visibile tra le fila del Movimento Cinque Stelle, dove in entrambi i “rami” il 65% dei parlamentari è al primo incarico politico. Negli altri partiti il numero dei neofiti dei “palazzi” è decisamente inferiore: il “battesimo” avverrà con la prima seduta a Montecitorio per il 23% dei deputati di Forza Italia, il 22% di Fratelli d’Italia, il 16% della Lega, il 13% del Pd e il 7% di Leu. A palazzo Madama la “prima volta” nelle istituzioni riguarderà invece il 16% dei senatori di Fi, il 12% della Lega, il 6% di FdI, il 5% del Pd e nessun esponente di Leu.
Cinquestelle e Carroccio, ovvero le due forze politiche che hanno ottenuto un successo più marcato nella tornata elettorale del 4 marzo, si preparano ad affrontare la XVIII legislatura con gruppi parlamentari dalle caratteristiche diverse tra loro. Il M5S si presenta come una formazione giovane è con un elevato tasso di ricambio politico. Ricambio dei gruppi parlamentari su cui fa leva anche la Lega, ma puntando su numerosi esponenti con incarichi a livello comunale, o come consigliere o come assessore. Circa il 40% dei deputati e il 30% dei senatori del Carroccio vanta precedenti esperienze soprattutto di amministrazione locale, con un’incidenza maggiore di quella, sotto questo profilo, del complesso dei parlamentari (il 12% a Montecitorio e il 10% a Palazzo Madama).
In ogni caso, circa due terzi degli eletti non era presente a Palazzo Madama o a Montecitorio nella precedente legislatura. Sulla base dei dati provvisori della scorsa settimana (quando alcuni seggi risultavano non ancora assegnati), il tasso del ricambio parlamentare si attesta a quota 65,9% alla Camera e al 64,2% al Senato. Il Carroccio ha aperto la strada a un ricambio di oltre l’87% dei suoi deputati e dell’83% dei senatori mentre la percentuale di volti nuovi tra i Pentastellati è del 72% a Montecitorio e del 76% a Palazzo Madama.
Un ricambio ancora più accentuato emerge, dai dati provvisori di Camera e Senato e dalle elaborazioni di Openpolis, per il partito guidato da Giorgia Meloni: 85% dei deputati e 68% dei senatori. Anche Forza Italia presenta ben oltre la metà di “matricole parlamentari” tra i suoi eletti: 64% alla Camera e 60% al Senato. L’asticella si abbassa sensibilmente nel caso del Pd (che ha perso molti parlamentari), fermandosi a quota 34% a Montecitorio e 28% a palazzo Madama. Una ventata di facce nuove, insomma, e anche anagraficamente “fresche”. Quello della legislatura al debutto è il Parlamento più giovane della storia repubblicana. L’età media dei deputati è scesa a 44 anni.
Il Parlamento si presenta quindi più giovane ma anche maggiormente tinto di “rosa” rispetto al passato. Le donne elette rappresentano il 34% del totale dei parlamentari. Soltanto 10 anni fa, nella XV legislatura, la presenza femminile nelle due Camere non superava il 17,2 per cento. Dalla composizione delle candidature per le elezioni del 4 marzo scorso appariva chiaro che le “quote rosa” sarebbero ulteriormente lievitate. Un recente studio dell’Ufficio valutazione impatto (Uvi) del Senato evidenzia come le donne rappresentassero quasi la metà (4.327) dei 9.529 candidati alle ultime elezioni.
Il Sole 24 Ore – 19 marzo 2018