Seriate-Croazia e ritorno, con l’auto di servizio e l’autista. Sono quattromila chilometri che costano una contestazione di peculato d’uso al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Bolognini di Seriate, Amedeo Amadeo. Sono duemila chilometri che vanno moltiplicati per le due estati in cui il direttore ha usato «l’auto blu», secondo l’accusa in modo disinvolto, anche se era tornato per firmare alcune delibere.
L’indagine, firmata dal pubblico ministero Franco Bettini, è stata chiusa ed è un filone di una più ampia inchiesta coordinata con il collega Fabrizio Gaverini in cui la Guardia di finanza ha spulciato una marea di delibere e altre carte acquisite in due blitz in ospedale, nel novembre del 2012 e nel febbraio successivo.
Il filone viaggi, dunque. Uno nel 2011, partenza il 10 agosto e ritorno l’11; l’altro nel 2012, partenza il 13 agosto e rientro il 14. Il tragitto e le modalità sono gli stessi. Un autista parte dall’ospedale di Seriate con una vettura di servizio, macina 500 chilometri fino a oltrepassare il confine di Trieste e raggiungere il direttore che si trova in vacanza sull’isola di Cres, in Croazia. Lo carica, ripartono, percorrono altri 500 chilometri con destinazione Seriate. Il giorno dopo Amadeo firma una ventina di delibere e dà una controllata alle faccende dell’azienda, poi riparte alla volta della Croazia, sempre con l’autista, che arrivati a destinazione lo saluta e gira l’auto per tornare a Seriate. A Seriate, ai finanzieri non erano passati inosservati i fogli di viaggio dell’auto aziendale condotta oltre il confine. Da qui la verifica: era stata usata per andare a prendere e riportare il direttore generale. Quindi gli interrogativi. Era tornato per scopi personali? No, la spiegazione riscontrata nelle carte firmate. Allora il punto è: gli atti erano così urgenti da far partire un autista e accumulare 2.000 chilometri nel giro di due giorni, per due estati, senza poter delegare nessuno? No, secondo le verifiche delle Fiamme Gialle e quanto lo stesso indagato avrebbe ammesso davanti al magistrato, nell’interrogatorio del luglio dello scorso anno. Insomma, la macchina Bolognini non si sarebbe bloccata se quelle carte non fossero state firmate.
Altro interrogativo. Un direttore generale – capo di se stesso – ha dei limiti nella gestione del proprio lavoro, delle ferie, dell’uso degli strumenti aziendali? È materia che verrà affrontata dal giudice nel caso di una richiesta di rinvio a giudizio (chiusa l’indagine, Amadeo può farsi interrogare e poi spetta al pm decidere se chiedere il processo). Intanto, alla luce delle contestazioni, è lecito pensare che il pm Bettini abbia già approfondito la questione concludendo che quei 4.000 chilometri con quelle modalità abbiano superato la soglia del lecito. Amadeo, che dice «non so come sia andata a finire questa vicenda», la fa semplice: «Ero tornato perché c’erano delle cose da fare, non per giocare a briscola. Al di là della specifica delibera, gestire un’azienda è complesso». Ha spezzato le tre settimane abbondanti di vacanze iniziate a fine luglio, anche perché «c’erano dei cantieri a Gazzaniga e Seriate da controllare e poi l’occhio del padrone deve esserci», è la Amadeo filosofia. Per lui non è un problema ammettere che «sì, sono tornato anche nel 2011, stare via per più di 10 giorni non va bene, serve una presenza». Lo ha fatto anche lo scorso anno, ma con una differenza: «Però stavolta sono arrivato in auto con un amico». Un mea culpa sugli anni precedenti? Non è la sua lettura, che ancora una volta è semplificata al massimo: «Ho usato l’auto aziendale perché credevo che non ci fossero problemi. La vettura e l’autista erano lì inutilizzati. Quanto sarà stata la spesa? Duecentocinquanta euro per un pieno e mezzo di benzina. Poi, però, con un’indagine in corso in cui mi dicono che è sbagliato usarla, che cosa faccio, la prendo ancora? Se qualcuno ritiene sia sbagliato, allora prendo la mia auto oppure altri mezzi senza problemi».
Poi la Amadeo conclusione, dopo quasi 15 anni da numero uno, un primato in Lombardia: «Guardi, sa che cosa conta veramente? Far funzionare l’ospedale». Il filone ospedale, appunto. Quando i finanzieri erano andati nell’Azienda di Seriate avevano fotocopiato centinaia di carte, in particolare gli atti riguardanti alcuni appalti. L’indagine è ancora in corso. Tra le gare nel mirino delle verifiche c’è quella relativa all’adeguamento normativo degli ascensori all’ospedale «Pesenti Fenaroli» di Alzano. Secondo la procura sarebbe stata «turbata», tradotto significa che ci sarebbero state delle irregolarità. Cinque le persone imputate (fase dell’udienza preliminare): due dipendenti del Bolognini e tre rappresentanti di aziende che hanno partecipato alla gara.
Corriere della Sera – 8 maggio 2014