L’ATTESA Quadro politico instabile e il 9 settembre si riunirà la giunta del Senato che dovrà discutere sulla decadenza di Berlusconi
Tanto lavoro da fare e pochissime certezze. Il Parlamento riapre i battenti questa settimana con, in teoria, ampie prospettive, che però devono fare i conti con la grande instabilità politica. C’è da tenere insieme la strana maggioranza di Governo, ora più che mai traballante. La condanna del leader del Pdl, Silvio Berlusconi, e i tentativi per garantirne l’agibilità politica sarà uno dei nodi che le Camere (il Senato, in particolare) si troveranno ad affrontare nei prossimi giorni.
Il 9 settembre, infatti, si riunirà la giunta delle immunità di Palazzo Madama per iniziare a discutere la questione della decadenza del Cavaliere dalla carica di senatore. Tra le ipotesi da affrontare anche quella di un ricorso alla Corte costituzionale perché interpreti la norma della legge Severino (la legge anticorruzione 190 del 2012) che ha previsto l’incandidabilità per chi abbia sulle spalle condanne superiori a due anni.
Non c’è dubbio che sia l’attività dell’Esecutivo che quella delle Camere risentiranno del quadro che si delineerà circa il futuro politico e giudiziario di Berlusconi. Tanto più che già gli stessi temi sul tappeto non sono di quelli capaci di creare larghe aggregazioni. Tra le priorità da affrontare – come ha ricordato il premier Enrico Letta nei giorni scorsi – c’è, infatti, la questione delle riforme costituzionali e della modifica del sistema elettorale. L’obiettivo è di evitare di andare a votare con il Porcellum. Grandi passi avanti, però, finora non ne sono stati fatti. L’unica novità è arrivata proprio a ridosso delle vacanze, quando prima la conferenza dei capigruppo della Camera (nella seduta del 31 luglio) e poi l’aula del Senato (l’8 agosto) hanno approvato all’unanimità la richiesta di dichiarazione d’urgenza per i progetti di legge in materia elettorale. Mossa che comporta la riduzione della metà dei tempi di discussione. Si tratterà ora di capire se il dibattito sul nuovo sistema di voto partirà da Montecitorio o resterà a Palazzo Madama, dove già si trovano incardinate alcune proposte.
Tocca, invece, alla Camera occuparsi del disegno di legge che prevede l’istituzione del comitato parlamentare che dovrà procedere a passi serrati all’esame delle proposte di riforma costituzionale presenti nei due rami – progetti sulla forma di Governo, il bicameralismo, la riduzione degli onorevoli, l’assetto delle autonomie locali – così da arrivare a testi condivisi da sottoporre poi al Parlamento. In questo lavoro il comitato potrà avvalersi dei risultati della ricognizione effettuata dai 35 saggi (ora scesi a 33 per l’abbandono della costituzionalista Lorenza Carlassare e della politologa Nadia Urbinati) in7 Riguardo a un progetto di legge può essere dichiarata la procedura d’urgenza, così da accelerarne l’iter parlamentare. Di recente è stato fatto per la riforma elettorale. La procedura è regolata dall’articolo 69 del regolamento della Camera e dal 77 di quello del Senato. A Montecitorio l’urgenza può essere chiesta dal Governo o dal presidente di un gruppo oppure da 10 deputati; al Senato, dal proponente il Ddl o dal presidente della commissione competente oppure da otto senatori. sediati a inizio giugno da Letta e che dovranno consegnare la relazione entro il 15 ottobre. Dell’istituzione del comitato, che ha già ricevuto il via libera di Palazzo Madama, l’aula della Camera ritornerà a occuparsi a partire da venerdì prossimo.
Sempre in tema di assetto delle istituzioni, è in attesa di iniziare l’iter parlamentare il disegno di legge governativo sull’abolizione delle province, che è già arrivato a Montecitorio (atto C 1543), ma deve ancora essere assegnato.
Dunque, un’agenda fitta e non agevole, a cui c’è da aggiungere il Ddl sul finanziamento pubblico dei partiti (la Camera riprenderà a occuparsene dalla prossima settimana) e, soprattutto, i decreti legge, che, dopo il tour de force di conversione fatto prima delle vacanze, ora hanno ripreso quota, con il nuovo provvedimento sul pubblico impiego e l’ultimo arrivato sull’abolizione dell’Imu, sugli ammortizzatori sociali e sugli esodati. Temi – in particolare quello dell’Imu – su cui si preannuncia un acceso dibattito.
Da metà ottobre, poi, il già fitto calendario dovrà far posto anche al disegno di legge di stabilità, da approvare entro la fine dell’anno, e in cui si darà, tra l’altro, conto della nuova service tax.
Il Sole 24 Ore – 2 settembre 2013