Il pomodoro «nordista»: polemica sulla pubblicità della Pomì. “Solo pomodori della Pianura Padana”
Il riferimento ai timori per l’inquinamento dopo le rivelazioni sui veleni in Campania
RIVAROLO DEL RE (Cremona) – Un grande pomodoro rosso campeggia sulla cartina dell’Italia, a cavallo delle sagome di Lombardia ed Emilia. L’immagine è sovrastata dallo slogan «Solo da qui. Solo Pomì». La campagna pubblicitaria lanciata dal Consorzio Casalasco del pomodoro (300 aziende agricole e 220 milioni di fatturato l’anno) che si riconosce nel marchio Pomì ha scatenato il dibattito sui social network. A cosa allude infatti la fiera rivendicazione geografica del prodotto?
Proprio nei giorni in cui le pagine dei giornali sono occupate dai disastri ambientali della Campania la discussione su Twitter provocata dalla pagina pubblicitaria si è subito indirizzata verso il dramma della Terra dei Fuochi: 300 chilometri quadrati di territorio della Campania (altra regione produttrice per antonomasia di «pummarola» italiana) contaminati da veleni e scarichi industriali, le rivelazioni del pentito Schiavone che diventano di dominio pubblico sono state lette come il «trampolino» della mossa pubblicitaria.
POMODORO DEL NORD – Il sito dell’azienda, del resto, sottolinea con evidenza la provenienza «nordista» del pomodoro: il 75% è raccolto tra Cremona e Mantova, il 14 in provincia di Parma, il resto in Veneto e Piemonte; 350mila tonnellate di ortaggi all’anno che equivalgono a oltre il 50% dell’«oro rosso» made in Italy. «Lo slogan allude al fatto che non si fa ricorso al lavoro nero» è uno dei commenti su Twitter. «No, è la rivendicazione del fatto che il prodotto non arriva dalla Terra dei Fuochi» è invece la chiave di lettura che va per la maggiore. Di fatto la comunicazione di marketing ha raggiunto l’obiettivo di far parlare di sé ma anche acceso una mai sopita discussione campanilistica tra due parti d’Italia attorno a uno dei simboli dell’agroalimentare nazionale.
ORIGINE DEI PRODOTTI – I vertici del Consorzio Casalasco non si nascondono e svelano la strategia, per così dire, dietro il messaggio comparso sui giornali e che anche nei prossimi giorni tornerà a essere pubblicato: «Da tempo ci battiamo per la trasparenza sull’origine dei nostri prodotti – dice il direttore generale Costantino Vaia -, lo riteniamo un valore aggiunto ew una garanzia nei confronti del consumatore». Resta il quesito che ha innescato la curiosità generale: c’entrano anche le notizie che in questi giorni arrivano dalla Campania? «Ci teniamo a ribadire i valori di legalità e tutela ambientale che stanno alla base del nostro lavoro – è la risposta di Vaia – e dunque a chiarire da dove arrivano i pomodori che usiamo. E’ un’esigenza ad esempio molto sentita su mercati come quello inglese o americano dove siamo presenti da tempo. E’ anche una rivendicazione del made in Italy di fronte all’invasione dei pomodori cinesi».
Corriere.it – 3 novembre 2013