«Il ricorso al privato convenzionato deve essere sussidiario rispetto all’offerta di prestazioni del servizio pubblico ospedaliero, quando quest’ultimo non riesca a garantire liste d’attesa entro i termini»: mette subito in chiaro i termini della questione Fabrizio Boron, presidente della V Commissione Sanità in Consiglio regionale. Il tema è quello dei finanziamenti che la Regione destina alle varie Usl del Veneto per i centri ambulatoriali privati convenzionati. Quelli, in sostanze, dove si paga solo il ticket, come in ospedale. Per quando attiene all’ultima delibera approvata da Palazzo Balbi, su 107 milioni stanziati per le 9 Usl venete, quasi la metà, 47 milioni, vanno all’Usl 6 Euganea. Un dato sul quale ha puntato la lente la Cgil interrogandosi sui motivi di una disparità così macroscopica rispetto alle altre Usl, comprese quelle di dimensioni quasi uguali. Treviso, per dire, con soli 50 mila abitanti in meno di Padova, al provato convenzionato dà “appena” 10 milioni di euro. «Non c’è alcun dubbio sul fatto che il privato debba entrare in campo laddove il pubblico non riesca a far fronte al servizio nei parametri richiesti dalle norme» sottolinea Boron, «ed è altrettanto evidente che l’interesse della Regione deve essere quello di salvaguardare il sistema sanitario pubblico». Su Padova, secondo il consigliere regionale, il discorso deve aprirsi a una riflessione più ampia. «A partire dall’Azienda ospedaliera universitaria, Padova ha un’attrattività di pazienti extra provincia ed extra regione enorme» appunta Boron, «questo fa si che le liste d’attesa si allunghino di molto, più che in altri territori. La carenza di strutture è un problema che si è dibattuto a lungo e che ancora oggi è al centro del dibattito. A questo risponde l’esigenza del nuovo polo ospedaliero. Più spazi, più modernità, più opportunità di dare risposte alla richiesta di sanità dei cittadini. In questo senso diventa strategico investire nel pubblico che deve essere la priorità. Quindi non si può che auspicare la massima accelerazione per la realizzazione del nuovo ospedale». Resta intanto in piedi il tema dei finanziamenti al privato convenzionato, tema sul quale Boron vuole andare a fondo: «La forte presenza di strutture private accreditate, soprattutto a Padova città, è un fatto sedimentato storicamente. Non ho motivo di ritenere che il ricorso al privato convenzionato non risponda a effettive esigenze, tuttavia di fronte alle cifre che interessano Padova ritengo che una verifica sia opportuna. Non escludo quindi che la Commissione Sanità già nei prossimi giorni prenda in mano la questione per un’analisi approfondita». (Elena Livieri)
IL MATTINO DI PADOVA – Mercoledì, 28 marzo 2018