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Il progetto. Il “click” in fondo al mar Ligure che salverà i capodogli dalle navi. Un sistema che registra i suoni e segnala la presenza dei cetacei

Nel Santuario dei Cetacei sarà installato un sistema che ne registra i suoni e segnala alle grandi imbarcazioni la loro presenza perché rallentino o cambino rotta Si eviteranno così le collisioni con le migliaia di esemplari che nuotano in quell’area protetta

MASSIMO MINELLA. Può bastare un “click” per salvare la vita di un capodoglio. Questa volta, però, la rete non c’entra. Per lo meno quella virtuale perché il rischio può arrivare casomai da quella vera, in cui finiscono appunto i pesci, ma ancor più dalla collisione con le navi. Le stime mondiali della mortalità dei cetacei sono impressionanti: più di trecentomila esemplari in un anno, mille al giorno. Proprio per salvare i capodogli localizzando il suono che emettono per esplorare l’ambiente in cerca di prede, denominato “click”, nasce a Genova il progetto Whalesafe. L’iniziativa è del tutto inedita in Italia e potrebbe presto anche essere esportata nei mari del mondo, tanto comune è il rischio di collisione fra grandi pesci e grandi navi.

Sfruttando un finanz iamento dell’Unione Europea di 1,8 milioni, la direzione marittima di Genova, l’università, la Costa Edut ainment (società proprietaria dell’Acquario) e la Softeco (azienda di software) hanno messo a punto un progetto che debutterà a settembre del prossimo anno. L’area individuata è quella dei due canyon sottomarini di Spotorno e Savona, nel mar Ligure, all’interno del Santuario dei Cetacei, un enorme triangolo di mare che unisce Italia, Francia e Principato di Monaco, e si estende per poco meno di centomila metri quadrati. È un tratto di Mediterraneo in cui i cetacei trovano il loro habitat naturale per il cibo e la riproduzione, ma soggetto a un traffico crescente di navi mercantili e passeggeri. E non potrebbe essere diversamente, visto che nel piccolo Mediterraneo, meno dell’uno per cento dei mari del pianeta, transita il 30 per cento del traffico mondiale e si consuma il 25 per cento di idrocarburi. Ovvio, quindi, che l’incontro fra capodogli e navi sia quasi inevitabilmente uno scontro. L’obiettivo del progetto è scongiurare le collisioni, sfruttando al meglio la tecnologia. Finora, come spiega il coordinatore tecnico del progetto Mauro Taiuti, docente di Fisica all’Università di Genova, la presenza dei capodogli veniva monitorata a vista. Solo se individuati a una certa distanza, si poteva modificare la rotta. Ora invece per intervenire preventivamente si useranno strumenti sofisticati, come gli idrofori, capaci di localizzare il suono emesso dai capodogli. Verranno sistemati di fronte all’isola di Bergeggi e, captando il click dei capodogli, permetteranno di tracciare la loro presenza e i loro movimenti, individuando anche il punto in cui potrebbero riemergere. A questo punto, incrociando i dati appena registrati con il movimento delle navi che le capitanerie di porto seguono dalle centrali operative, gli ufficiali chiameranno i comandanti, segnalando la possibile presenza di capodogli, invitandoli alla massima attenzione e, se necessario, a diminuire la velocità e a cambiare rotta. Un’azione che servirà a proteggere i cetacei, che partirà dalla Capitaneria di porto di Savona e che verrà progressivamente estesa anche a quelle di Genova e della Spezia. «Partiamo da Savona, dove si ipotizza una maggiore presenza di capodogli, ma ci allargheremo presto a tutta la regione che fa parte del Santuario per rendere ancor più completo il progetto» spiega l’ammiraglio Vincenzo Melone, direttore marittimo della Liguria e comandante della Capitaneria di Genova. Le tre capitanerie, infatti, attraverso il sistema Vts di monitoraggio del traffico sono in grado di coprire un’area di mare che si allunga fino a venti miglia dalla costa. L’obiettivo è quello di fissare per legge, attraverso un decreto che sta per andare alla firma del ministro dei Trasporti, l’obbligo per le navi individuate con il sistema Vts di comunicare alla Capitaneria l’eventuale presenza di cetacei. Queste informazioni saranno quindi trasmesse alle altre unità, per metterle in guardia sulla rotta da seguire e per allargare la mole di informazioni disponibili per il monitoraggio dei capodogli.

Repubblica – 13 dicembre 2014 

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