«Un taglio del 35% degli assegni? Pura fantasia». Il giorno dopo aver illustrato la sua proposta di riforma il presidente dell’Inps precisa e contrattacca. «Vorrei davvero capire dove Susanna Camusso ha preso quel 30% a misura del taglio di reddito nel caso di un’uscita anticipata dal lavoro. Verosimilmente si tratterebbe di un 3 massimo 3,5%» ha spiegato ieri Tito Boeri a Radio Capital.
Contributivo si o no?
«Una riduzione delle pensioni del 35% è una cosa che non è mai stata prevista e anche l’idea che vada fatto un ricalcolo sul contributivo non ci appartiene», ha poi ribadito Boeri in audizione alla Camera, dove i deputati lo hanno accolto con una certa freddezza. «Si tratta – ha poi aggiunto – di opere di fantasia pura di qualche persona che ha voluto screditare le nostre proposte senza provare ad analizzarle con una certa attenzione».
«Bene la smentita di Boeri – ribatte Camusso – sono contenta che lo dica. Tutti abbiamo capito che un metodo solo contributivo in un sistema di pensioni di anzianità ed elementi di flessibilità portano alle stime della Cgil». E tra l’altro «se le penalizzazioni sono del 3,5% l’anno con un po’ di anni di flessibilità non arriviamo lontano dalle nostre cifre».
Barbagallo: neanche il 5%
Netto anche l’altolà del segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: «Non ho calcolato io i numeri di cui si parla, ma sono contrario anche al 5%. Anche perchè chi lascia prima viene già penalizzato dal calcolo effettuato su meno anni».
Mentre l’ex ministro del Tesoro Lamberto Dini, padre della riforma del 1995, definisce «demagogiche» le proposte di Boeri sulle pensioni più ricche, augurandosi che «Renzi lo sostituisca», per il segretario dell’Ugl Paolo Capone «più il presidente dell’Inps chiarisce e più aumenta la confusione». Boeri, invece, ieri ha commentato anche l’invito alla moderazione fatto dal ministro Poletti. «Anch’io – ha spiegato – sono sensibile alla necessità di non preoccupare l’opinione pubblica, non ce n’è bisogno. Le nostre proposte sono improntate a una logica di equità». Quindi ha aggiunto che «non c’è alcuna riduzione nominale nell’ammontare delle pensioni, nemmeno di quelle più elevate».
Lunedì summit sindacale
Lunedì prossimo, intanto, è previsto che le segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil tornino a riunirsi assieme dopo tanto tempo. E ovviamente oltre a fisco, contratti e riforma della rappresentanza anche le pensioni finiscono tra i temi su cui dar battaglia.
La Stampa – 10 luglio 2015