Il Ttip torna al Parlamento europeo. Oggi e domani l’europarlamento sarà infatti chiamato a esaminare e votare la risoluzione con cui darà le proprie indicazioni politiche alla Commissione sull’andamento del negoziato transatlantico trattato transatlantico sul commercio e sugli investimenti (Ttip) che dovrà liberalizzare gli scambi commerciali fra Europa e Stati Uniti.
Uno dei punti più contestati è l’arbitrato internazionale, un meccanismo di protezione internazionale che consentirebbe a un’impresa di citare in giudizio – davanti a tribunali privati – gli Stati che avessero introdotto normative considerate lesive degli interessi dell’impresa, anche se democraticamente adottate in difesa della salute dei cittadini o dell’ambiente. La maggioranza parlamentare si era spaccata su questo tema al punto che il presidente del Parlamento, il socialdemocratico Martin Schulz, per guadagnare tempo e numeri aveva rinviato il testo alla Commissione commercio internazionale (Inta) motivando il rinvio con i troppi emendamenti da esaminare.
Ora, sotto la propria responsabilità, lo stesso Schulz ha proposto un testo di compromesso in cui nei fatti sostituisce l’Isds con lo stesso meccanismo, che evita di chiamare con lo stesso nome, ma definisce “meccanismo per risolvere le dispute tra investitori e Stati”, cioè precisamente la sua traduzione.
La mobilitazione delle sigle che si oppongono al trattato è partita da tempo. Come spiega la campagna Stop Ttip – Italia, quello di questi giorno all’Europarlamento “non sarà un voto sul trattato, ancora da concludere, ma sui confini che il Parlamento europeo dovrà dare alla Commissione europea durante il processo negoziale. Sono le famose “linee rosse” non superabili”. Ma il testo della risoluzione viene considerato ancora “troppo debole e ambiguo” soprattutto a partire dalla questione dell’arbitrato internazionale, il meccanismo che di fatto permetterebbe alle imprese di denunciare gli Stati per politiche considerate lesive dei propri interessi e dei propri profitti e dunque, di fatto, sgradite.
Il testo in votazione domani, ricorda l’Europarlamento, è già frutto di molte modifiche e di una gran mole di emendamenti. Secondo le parole rilasciate dal relatore, l’eurodeputato tedesco Bernd Lange, al sito del Parlamento europeo, di fronte al Ttip nella società europea “C’è molta preoccupazione anche perché si tratta di un nuovo tipo di accordo commerciale e per questo dobbiamo essere trasparenti. Nella risoluzione del Parlamento abbiamo messo nero su bianco che i valori europei e le tradizioni europee non sono inclusi nell’accordo TTIP, ad esempio la diversità culturale, i servizi pubblici o le misure volte a proteggere il flusso di dati e la protezione dei dati. Facciamo in modo che l’Europa abbia ancora la capacità di legiferare sulle questioni che la riguardano senza lasciarsi influenzare da nessun accordo commerciale”. Interrogato sul meccanismo di risoluzione delle controversie fra investitore e stato (Isds, investor-to-state dispute settlement), Lange ha detto: “Durante la Plenaria di giugno è risultato chiaro a tutti che l’ISDS è morto. L’arbitrato privato è uno strumento del passato e il Parlamento non lo considera più un’alternativa negli accordi commerciali. Tuttavia, il mese scorso questo aspetto non è stato sufficientemente chiarito. Ora è evidente che l’ISDS (l’arbitrato privato) deve essere sostituito da un tribunale pubblico. Abbiamo bisogno di giudici nominati pubblicamente e di un meccanismo europeo chiaro. In questo senso possiamo dire che si tratta di un sistema completamente nuovo”.
L’arbitrato Isds è proprio uno dei punti più contestati del trattato, tanto che nei giorni scorsi è stato promosso un appello che sostiene il no all’arbitrato internazionale e a ogni emendamento di compromesso. L’appello è stato lanciato dagli europarlamentari Eleonora Forenza a nome del GUE, Tiziana Beghin per il Movimento 5 Stelle e Sergio Cofferati per il gruppo S&D. Nell’appello si legge: “Come Deputati Europei saremo chiamati a esprimere un’opinione anche sull’introduzione della clausola ISDS (investor-to-state dispute settlement) la quale consiste in un sistema di regolamento dei conflitti tra Stato e imprese che permette alle imprese di scavalcare le giurisdizioni nazionali, facendo riferimento direttamente a dei tribunali di arbitrato internazionali, spesso composti da avvocati provenienti dalle imprese stesse. Come abbiamo già avuto modo di ribadire negli scorsi mesi, siamo di fronte a una situazione molto pericolosa: attraverso il meccanismo dell’ISDS, le imprese americane avranno la possibilità di mettere in discussione le leggi nazionali dei paesi Ue”.
La posizione dell’appello è netta: “Chiediamo ai nostri colleghi e ci impegneremo nel prossimo passaggio parlamentare affinché non vengano approvati accordi al ribasso o posizioni ambigue che ledano anche indirettamente il diritto delle istituzioni Europee e degli Stati membri di legiferare in difesa dei diritti dei cittadini e dei consumatori”. Si prosegue con la richiesta di altre vie di risoluzione di questo tipo di controversie: “Chiediamo invece che la plenaria confermi la posizione sugli ISDS già adottata dalla Commissione giuridica del Parlamento Europeo che mira a “garantire che gli investitori stranieri siano trattati in modo non discriminatorio e abbiano un’effettiva possibilità di chiedere e ottenere soddisfazione nei ricorsi,beneficiando al contempo degli stessi diritti degli investitori nazionali; invita la Commissione a opporsi all’inclusione del meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati (ISDS) nel TTIP, giacché sono disponibili altre opzioni per l’applicazione della tutela degli investimenti, come ad esempio le vie di ricorso nazionali” e di non accettare nessuna risoluzione che preveda meccanismi di risoluzioni arbitrali tra stati e investitori”.
Ad oggi l’Alleanza Stop-Ttip, che esprime le opinione e la contrarietà della società civile, ha portato 2,3 milioni di persone a chiedere che siano bloccati i negoziati. Secondo Slow Food l’unica soluzione è il rifiuto del trattato. Sostiene Carlo Petrini, presidente di Slow Food: «Se il Ttip viene approvato, il nostro sistema alimentare quotidiano, già soggetto a un cambiamento drastico e insidioso, diventerà sempre più slegato dalla dimensione umana. Gli accordi di libero scambio, a partire dal Nafta, non hanno portato ad alcun miglioramento della qualità della vita dei piccoli produttori e di chi è economicamente svantaggiato, ma hanno solo moltiplicato i guadagni degli speculatori più ricchi». Da segnalare anche la posizione delle Acli, che denunciano nell’arbitrato Isds e in una posizione considerata ancora ambigua il rischio “che i grandi interessi economici e finanziari possano pregiudicare la sovranità giuridica dell’Unione Europea e dei singoli stati membri, facendo cadere le tutele per i lavoratori, per la salute dei cittadini, per l’ambiente”.
La raccomandazione del Parlamento europeo
Tratto da Help consumatori – 7 luglio 2015