Le vacche sono stressate, i cani vanno in iperventilazione e rischiano grosso, i gatti accusano tachicardia e amano il gelato (meglio non al cioccolato), conigli e criceti devono stare al fresco sennò collassano, i pappagallini gradiscono nelle ore più calde un telo di cotone traspirante sulla gabbietta. Anche gli animali soffrono le alte temperature — fatta eccezione per la pecora: curiosità, col caldo produce più lana — tanto è vero che cliniche e ambulatori veterinari sono pieni di «pazienti» colpiti da colpi di calore.
Esattamente come i Pronto soccorso degli umani. Ma siccome non è così facile convincere, e portare, mucche, vitelli, cavalli e maiali dal dottore, i primi ad agire per prevenire eventi letali sono stati gli allevatori. «Gli animali nelle stalle e nelle fattorie soffrono di stress da caldo, le mucche bevono 140 litri al giorno d’acqua invece dei consueti 70 e producono il 10% di latte in meno — denuncia Coldiretti —. Per loro l’ideale sono 22/24 gradi, perciò gli allevatori hanno allestito doccette refrigeranti, impianti di condizionamento, ventilatori e abbeveratoi a pieno ritmo».
Mentre le mucche si fanno la doccia, per i «pet» è vita dura. «Tanti sono vittime di colpi di calore, soprattutto se sono anziani e soffrono già di problemi cardiocircolatori o respiratori, che le alte temperature acuiscono — dice il dottor Aldo Costa, responsabile degli ambulatori veterinari dell’Usl 16 di Padova —. E’ il motivo per cui sconsigliamo e cerchiamo di ridurre, vietandone molte, le fiere o altre esposizioni o manifestazioni che fanno lavorare gli animali. E poi ripetiamo ai padroni dei cani di non portarli fuori nè lasciarli in giardino nelle ore più calde, ma di farli stare tranquilli e non provocarne l’attività. Raccomandazioni purtroppo spesso inascoltate».
«E infatti uno degli atteggiamenti più sciagurati e criminali, già in inverno, è l’abitudine di uscire in bici trascinandosi dietro il cane al guinzaglio, costretto a correre anche se non vuole — denuncia Tommaso Furlanello, veterinario della Clinica San Marco di Padova, dotata di Pronto soccorso e quindi aperta h24 —. Un’altra consuetudine spesso fatale al cane è di lasciarlo in auto sotto il sole: bastano tre minuti per uccidere un boxer, per esempio. Per non parlare dell’abitudine di far giocare il cucciolo come l’esemplare adulto all’aperto, magari col frisbee o la palla, sui colli o al parco, nonostante il caldo: pericolosissimo. Il cane non suda e quindi è privo della più importante modalità di dispersione del calore, se esposto alla canicola va in affanno e rischia complicanze molto gravi. I colpi di calore sono la più grande emergenza dell’estate e spesso la responsabilità è dei padroni». A soffrire maggiormente sono i cani con il muso schiacciato, come carlini, bulldog o boxer, che già respirano male. Grande attenzione ci vuole pure per i gatti (nemmeno loro sudano, l’ideale è di bagnarli con una spugnetta nelle ore più roventi), per i conigli (scegliere il fieno fresco), per criceti e cavie (guai a lasciare le gabbiette vicino alla finestra o sopra al condizionatore).
Per fortuna non tutti i padroni sono cialtroni. Alcuni ambulatori veterinari di quartiere raccontano che da una settimana ogni giorno arriva qualcuno con un amico pelosetto stremato dal caldo, nonostante le cure prestate, e dice: «Io non ho l’aria condizionata, costa. Per favore può tenerlo qui nelle ore più calde? Così sta fresco, poi lo vengo a prendere la sera. Ma pago, eh». Ovviamente la risposta è sì, e gratis. «Ma quando qualcuno entra a domandarci aiuto, noi chiediamo sempre se ha lasciato l’animale in auto — precisa Furlanello — sarebbe il colmo collassasse nel parcheggio di una clinica veterinaria». In effetti…
M.N.M. – Il Corriere Veneto – 7 luglio 2015