Il Gazzettino. Deserto in corsia con poche oasi operative, da Padova a Belluno passando per Treviso, Vicenza, Venezia e Vicenza, en-plein di assenze a Verona. Un blocco dell’assistenza quasi totale in Veneto: sale operatorie e ambulatori chiusi, corsie vuote, garantite solo le urgenze, gli interventi non differibili, l’assistenza in pronto soccorso. E in Friuli Venezia Giulia pure: l’agitazione dei medici a Pordenone ha raggiunto punte del 95% nelle sale operatorie. In tutta Italia, invece, i sindacati hanno riscontrato un’adesione media venerdì nero tra l’80 e il 90 per cento dei camici bianchi. Con l’appoggio della ministra Giulia Grillo: «Sono dalla parte dei medici nello sciopero. È una classe che negli anni è stata sempre meno considerata», ha detto.
In Veneto (ma non solo) l’emorragia di presenze è stata arginata prevalentemente dai richiamati in servizio e dagli specializzandi, laddove presenti, ovvero nei reparti e negli ambulatori delle azienda ospedaliere di Padova e Verona. Medici, veterinari, dirigenti sanitari hanno incrociato le braccia per tutta la giornata ieri per protestare per il rinnovo del contratto, il definanziamento della sanità, la veloce tendenza alla privatizzazione, la carenza di medici, i carichi di lavoro enormi.
IL SIT-IN. Una giornata di passione, culminata nella città del Santo in un sit-in al quale hanno partecipato centocinquanta camici bianchi di fronte alla sede di Azienda Zero, il cervellone della sanità veneta. «Servono assunzioni altrimenti il Piano socio-sanitario regionale resterà un libro dei sogni»: a parlare sono il capogruppo regionale Stefano Fracasso e il consigliere del Pd Claudio Sinigaglia, che hanno partecipato al presidio. Secondo gli esponenti dem «occorre intervenire anche a livello nazionale: continuiamo a chiederci perché destinare nove miliardi al reddito di cittadinanza e non uno per l’assunzione di nuovi medici e un altro per il rinnovo dei contratti, fermi ormai da dieci anni. Abbiamo portato la nostra solidarietà all’iniziativa e illustrato quelle che sono le proposte del Pd per il nuovo Piano sociosanitario. Insieme a non autosufficienza e cronicità, la carenza di personale, a cui si aggiunge la fuga di medici e operatori sanitari dalle strutture pubbliche, è uno dei temi che va affrontato con la massima determinazione. Il Piano socio-sanitario regionale deve essere accompagnato da un piano di assunzioni che ne assicurino la piena operatività e funzionalità, altrimenti stiamo raccontando delle favole».
LE RAGIONI. A conti fatti in Veneto (esclusi i contingenti minimi rispettati) la serrata ha raccolto un’adesione media del 70-80 per cento. Oltre a chiedere il rinnovo del contratto, i manifestanti hanno ricordato che 350mila veneti stanno rinunciando alle cure. «L’età del personale aumenta – ha detto Massimiliano Dalsasso, del sindacato Aaroi-Emac Veneto – e siamo sempre più stanchi. In alcuni ospedali manca il 30 per cento degli anestesisti, eppure bisogna garantire la presenza continuativa in terapia intensiva e in sala operatoria. Ginecologi, ortopedici e pediatri si licenziano e preferiscono passare alle cliniche private perché non riescono più a conciliare lavoro e famiglia, mentre molti interventi urgenti vengono posticipati». Un esempio? «Nel mio ospedale – ha affermato Pierangelo Rovere, segretario di Cgil Medici Veneto, al lavoro nell’Ulss 9 Scaligera – le sale operatorie ortopediche facevano 13 interventi alla settimana fino a due anni fa, ora ne fanno quattro perché non ci sono ortopedici e anestesisti. Ci sono reparti con tre medici dove le maternità non vengono sostituite e i colleghi devono arrangiarsi in due. In Veneto si assiste quotidianamente allo spostamento verso il privato e la Regione continua a costruire ospedali ma poi manca il personale, mi sembra un meccanismo un po’ schizofrenico: molte sale operatorie sono inutilizzate e le nuove strutture sono vuote, però intanto il nastro viene tagliato».
I VETERINARI. Adesione massiccia, in media intorno dell’80 per cento, anche sul fronte dei veterinari con punte oltre il 90 nelle Ulss 6 Euganea, 2 della Marca e 5 Polesana. Nelle province di Treviso, Padova e Rovigo è stata bloccata completamente l’attività dei macelli. «Si tratta di un risultato importante che manda un segnale chiaro a Governo e Regione – ha commentato il segretario regionale Fvm-Sivemp, Franco Cicco – la nostra protesta però è solo all’inizio». (Federica Cappellato)
l’articolo in pdf Gazzettino il VENERDI’ NERO DELLA SANITA’
IL GAZZETTINO – Sabato, 24 novembre 2018
La rassegna
NORD EST SANITA’
Sciopero nazionale 23 novembre: 90% di adesione dei veterinari pubblici veneti
ROVIGOOGGI
Anche i veterinari hanno aderito allo sciopero. Punte del 90%
IL SERVIZIO DEL TGR VENETO (Il video)
Sciopero dei medici: la sanità veneta si ferma
IL GAZZETTINO
«Non per soldi». «Troppa pressione, il prezzo lo pagano anche gli utenti»
I nodi della sanità. Ospedali deserti: ha scioperato il 90% dei medici
I mali della sanità. Il grido d’allarme dei camici bianchi
Il malessere nella sanità. Medici, blocco totale. All’Angelo un’unica sala operatoria attiva su 22
La protesta. Sciopero dei medici: saltano appuntamenti e interventi
LA TRIBUNA, LA NUOVA VENEZIA, IL MATTINO, CORRIERE DELLE ALPI
Protesta nella sanità. Sciopero degli ospedalieri saltate visite e operazioni
La rivolta dei medici. Sciopero, aderiscono 9 su 10 Disagi e proteste in ospedale
Il futuro della sanità. Sciopero dei medici adesioni fino all’80% «Situazione al limite»
I problemi della sanità. Medici in sciopero, adesione al 70 per cento negli ospedali dell’Usl 1
IL GIORNALE DI VICENZA E L’ARENA
Lo sciopero. I medici: «Stop ai turni massacranti»
L’astensione dei camici bianchi. Medici, 7 su 10 in sciopero. Venerdì nero per la sanità
La protesta. Alta adesione all’Ulss 9. Disagi anche in provincia
IL CORRIERE DEL VENETO