Mai così interconnesso, ma anche sempre più vecchio e sempre meno popolato. È la fotografia del Veneto scattata dal rapporto statistico 2016, curato dalla Regione e presentato ieri a Padova. Un territorio che da policentrico sta diventando metropolitano, con il 40,3% della popolazione concentrato tra Venezia, Treviso, Padova, Vicenza e Verona e 2,5 milioni di persone che quotidianamente si spostato per lavoro o studio, ma che proprio per questo sconta problemi come pendolarismo, disagio abitativo, traffico e inquinamento atmosferico.
A balzare agli occhi è l’andamento demografico. Per la prima volta dal 1960 gli abitanti diminuiscono, perché è vero che i residenti superano sempre quota 4,9 milioni, ma nel giro di un anno sono calati di 12 mila unità. «È come se si fossero persi tre Comuni», osserva Maria Teresa Coronella, direttrice del Sistema statistico regionale. Inoltre non era mai successo che la flessione della natalità non venisse compensata dai flussi migratori, anche perché la fecondità delle donne straniere comincia ad assomigliare a quella delle italiane, scendendo in sei anni da 2,71 a 2,08 figli di media. Ad aumentare sono invece i decessi (nel 2015 record fra gli over 80 per l’epidemia influenzale e l’emergenza caldo) e le emigrazioni (in un triennio 11 mila giovani si sono trasferiti all’estero, tanto che dall’inizio della crisi economica gli under 34 partiti sono aumentati del 44%). E gli anziani che restano si impoveriscono, visto che metà degli assegni pensionistici non arriva a mille euro.
Va meglio sul fronte dell’economia, col Prodotto interno lordo che sale dell’1%, la disoccupazione che si ferma al 24,7%, le esportazioni che crescono del 5,3% e il tasso di occupazione che supera di sette punti la media nazionale. «Con questo Pil — commenta il governatore Luca Zaia — ci meritiamo sicuramente più autonomia».
IL Corriere del Veneto – 17 luglio 2016